di Sara Di Giuseppe
C’è qualche distanza fra le quotidiane morti sul lavoro e il dramma dei tantissimi umiliati e offesi da lavori sempre più precari, sottopagati, sottovalutati. E tuttavia un riconoscibile fil-rouge lega le due realtà fino all’incommensurabile orrore di Torino. Checché ne dicano impomatati fighetti direttori di Confindustria-Giovani al microfono di conduttrici bellocce che fanno audience [cfr. La7, Omnibus del 8.12, Francesco Delzio con la sua garrula impudica tesi che non bisogna far polemiche (!) “perché quello di Torino è un caso anomalo” (sic)].
La (neanche tanto) sottile linea di congiunzione è in una realtà che smarrisce l’etica del lavoro, una realtà in cui il lavoratore non è persona ma strumento perché altri accumulino profitto. Complice una politica inetta – indifferentemente di destra o di (finta) sinistra – genuflessa ai potentati economici e ai diktat confindustriali; una politica che aumenta il numero degli ispettori ben sapendo che basta guardarsi intorno per dedurne che molti di quelli vanno a pranzo col capomastro. Complice la pseudo-informazione di giornalisti-zerbino, porgimicrofono sotto-traccia tanto solerti nell’infilarlo in bocca all’esternante di turno quanto incapaci di darlo sul cranio all’intervistato, quel microfono, quando l’indecenza di dichiarazioni e atteggiamenti superi la soglia del tollerabile.
L’assenza di sicurezza sul lavoro diventa allora anello finale – e tragico - di un sistema cui appartiene anche il deserto umano di aziende la cui forza-lavoro vive di contratti interinali (a costo zero) reiterabili e reiterati per tempi infiniti - trituratori di entusiasmi ed energie anche nei migliori – con l’avallo di astute leggi degne di un paese alla deriva. Avide aziende che spremono – lucrando sui connessi vantaggi fiscali – il lavoro di chi produce ricchezza ma non ne partecipa, e vede perfino (succede anche questo) misurare le proprie capacità col cronometro dei minuti trascorsi in bagno e…sottratti alla produzione (!).
Ineluttabile il peggio per una società che smarrisce il senso della dignità del lavoro e della persona, le cui leggi benedicono commerci sfruttamento e precarietà, in cui più della vita e dell’individuo conta il profitto. Così può accadere, per restare qui in provincia, che a un giovane operaio comunale sportosi da un sottopasso per sistemare una ringhiera, un camion ignaro porti via la testa. Le aquile responsabili dei lavori s’erano ben guardate dall’approntare decenti sistemi di segnalazione per i veicoli in transito… Incuria, indolenza, calcoli economici. Così può accadere che dopo l’applauso al funerale, l’annuncio di inchiesta, i notabili col ghigno funebre delle grandi occasioni, quelli che “solo di fatalità si è trattato”…. FINITO: non più un rigo o una parola dai media locali, guai toccare gli intoccabili, domani è Natale, tutti al centro commerciale, volemose bbene.
Grottammare 8.12.’07 Sara Di Giuseppe