Nuovi Esistenzialisti: a proposito della pena di morte
In questi giorni si fa un gran parlare dell'abolizione della pena di morte : chi è favorevole, chi è contrario. La tematica è importante e complessa e i due schieramenti ( abolizionisti e non abolizionisti ) si scontrano tra loro con una passionalità che non aiuta a comprendere e a risolvere il problema. Può uno stato decidere sulla vita dei suoi sudditi? La risposta dovrebbe essere negativa "di principio". Ma allora perchè lasciare in vita un feroce assassino e condannare alla morte per aborto un bambino innocente. Campione di detto folle buonismo è Marco Pannella che ora predica l'aborto e ora lotta contro le esecuzioni capitali. In secondo luogo quali sono i crimini così gravi da meritare questa spietata punizione ? Negli U.S.A. l'omicidio di primo grado, in Cina il furto di una bicicletta, nel mondo islamico l'adulterio. Come si vede, occorrerebbe una normativa internazionale che districhi questa matassa e stabilisca, una volta per tutte, regole comuni per tutte le nazioni. Già un importante passo avanti sarebbe limitare la condanna a morte per il crimine più efferato : l'omicidio. Oggi nel mondo si giustizia per spaccio di droga, per rapina, diserzione,ecc. ... Si dice, in proposito, che la pena di morte non sia un deterrente del crimine. Ma, anche quì, si fa una questione di principio, senza cinicamente ( ma logicamente ) considerare la realtà : il terrore del cappio o della sedia elettrica dissuade, se non i "grandi" criminali, le persone "border line" che ben sanno cosa li aspetta se sgarrano. E, ancora, ai tempi del Papa Re, Mastro Titta (il boia di Roma) lavorava con il placet del Sommo Pontefice. La dottrina sociale della Chiesa permette, ancora oggi, sia pure in casi estremi, il tirannicidio, quale forma estrema di difesa del Consorzio Civile. In conclusione la pena capitale andrebbe limitata ai pluriomicidi recidivi, in quanto incorregibili e pericolosis- simi socialmente. E se si applicasse l'ergastolo? Lo leggiamo spesso di ergastolani che uccidono altri reclusi o che, rimessi in libertà, rubano, uccidono, e così via. Se si limitasse a questa ipotesi estrema la pena di morte, si ridurrebbe del 95% le esecuzioni capitali nel mondo, anche se resta amarezza per quel 5% che è giusto non salvare. Angellotti Giuseppe
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