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Najma Asani e Ashraf Hassan

Festival Orientale

“Da Oriente a Occidente:una danza per la pace”, come mai questo titolo per un festival giunto alla sua quinta edizione?
Crediamo che l’ostilità verso gli altri popoli nasca dai pregiudizi e che una conoscenza diretta della cultura orientale contribuisca in maniera effettiva a creare un clima di pace, quello che si respira già tra le nostre allieve del Centro Asani, provenienti da ogni cultura e paese eppure accomunate da un’unica fortissima passione.

La danza orientale dunque come ambasciatrice di pace?
Già, la nostra è una “missione” contro il pregiudizio che nasce dall’ignoranza. La danza orientale purtroppo è spesso vittima di questo pregiudizio, specie in un ambiente “provinciale”: venendo da Oriente, luogo per antonomasia della sensualità e della sessualità sfrenata e misteriosa nell’immaginario collettivo occidentale, per troppo tempo non ha avuto la giusta considerazione nell’ambiente tersicoreo. Oggi questo sta cambiando: già da molti decenni negli altri paesi europei quali Francia, Germania, Spagna, Svezia, essa è considerata a tutti gli effetti una disciplina con una sua tecnica e un suo percorso accademico, godendo di piena cittadinanza tra le arti legate al movimento corporeo. Lungi dall’essere considerata un mero strumento di seduzione praticato da alcune danzatrici, spesso non professioniste, tra i tavoli di un ristorante o di un night-club, la danza orientale è addirittura praticata e consigliata dai medici per risolvere e prevenire patologie legate a una scorretta postura della spina dorsale.

Dunque che differenza c’è tra la danza del ventre e la danza orientale, non sono la stessa cosa?
Questa domanda mi è stata rivolta centinaia di volte dai profani, mi piace rispondere: la stessa che c’è tra un fast food e l’aoûte cuisine. Mi spiego meglio: in realtà si tratta della stessa cosa, ma per uno spettacolo di danza del ventre non occorre studiare anni per raggiungere un certo livello, bastano una bella presenza, un bel vestito e due tre movimenti “da manuale”. Per essere una danzatrice orientale occorrono anni di umile e paziente tirocinio e il raggiungimento della piena padronanza del proprio corpo, caratteristiche che ogni danzatore di qualsiasi disciplina richiede per potersi definire tale.

La danza orientale è riservata solo alle donne?
Questo è un altro pregiudizio da sfatare: sono anni che invito a San Benedetto del Tronto i migliori insegnanti e danzatori di fama mondiale e sono tutti uomini... Inutile sorridere: uomini, non gay!!! Un altro pregiudizio, questo tipicamente italiano,vuole che l’uomo possa danzare solo il liscio o il latino americano, in tutti gli altri casi è da considerarsi un po’ “strano”... Questo è legato al fatto che da secoli l’uomo occidentale è stato educato a non esprimere le proprie emozioni, dunque danzare una danza così intensa ed emozionale come questa provocherebbe un certo imbarazzo...
Anche per questo, per la difficoltà di trovare partner maschili per i passi a due, in Occidente si è sviluppata prevalentemente la danza solista femminile, contribuendo così ad alimentare il mito dell’”odalisca”. Il fatto poi che i paesi arabi abbiano utilizzato la  danza solista femminile come un richiamo turistico ha fatto il resto.

Quali sono gli appuntamenti in cui potremo prendere visione direttamente di tutto questo?
Abbiamo previsto tre spettacoli in tre città diverse, oltre ai seminari, per dare a tutti l’opportunità di vedere la danza orientale dal vivo. Il primo al Sabya Beach di Grottammare sabato 28 luglio: ho scelto questa data perché festeggerò i miei 10 anni dal primo spettacolo che proposi al Parco dei Principi nel ’97. Questa sarà una vera e propria festa di benvenuto per le stagiste giunte da ogni parte d’Italia per frequentare i seminari con i maestri egiziani. Per l’occasione è prevista anche una sfilata di preziosi abiti orientali provenienti dal Cairo proposta da M.me Samira, della Boutique Orientale di Roma, e speziatissime prelibatezze orientali per tutti. Il 3 agosto invece parteciperemo alla festa del Quartiere Sentina, nei pressi della nostra Accademia Centro Asani, dove proporremo “Colori d’Oriente”, un breve saggio dei principali stili di danza orientali, con la partecipazione delle nostre migliori allieve. Il momento clou infine si terrà in Ancona il 5 agosto al Parco del Cardeto, dove si esibiranno anche i due maestri Ashraf Hassan e Wael Mansour proponendo stili quali il saaidi, l’andaluso e la tannoura (la danza dei sufi egiziani).

Dunque solo spettacoli all’aperto quest’anno e non come di consueto a teatro...
Già, purtroppo qui siamo privi attualmente di un vero e proprio teatro, tuttavia è già in preparazione una nuova commedia musicale orientale prevista per l’inverno, non a San Benedetto ovviamente...
Questo originale genere teatrale nato in Egitto negli anni ‘40-‘50 grazie al coreografo Mahmoud Reda, sta riscuotendo un grande successo anche nella sua versione italiana. La gente si appassiona alle storie narrate e danzate in questo stile perché questa danza è indubbiamente molto adatta a veicolare una vasta gamma di emozioni e sentimenti, gli splendidi costumi e le scenografie poi fanno il resto.

Najma Asani è stata la prima a portare questo genere in Italia?
Sì, tutto è nato 5 anni fa con il primo esperimento “Stelle del deserto” che “stregò” il pubblico in una serata di “Scena Aperta” a Castorano. Poi grandi maestri come Hossam Ramzy,  Zaza Hassan, Ashraf Hassan per la danza, Vincenzo Di Buonaventura e Mirella Treves per il teatro, mi hanno incoraggiato e supportato con i loro preziosi consigli in quest’avventura, il resto è storia...


  

Cultura e Spettacoli

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