Utilizzare impianti a goccia, realizzare laghetti collinari ed adoperare i fitofarmaci in maniera ponderata: queste sono soltanto alcune delle regole che la Cia- Confederazione italiana agricoltori di Ascoli Piceno propone agli agricoltori dopo le conseguenze derivanti dai cambiamenti climatici. «A seguito dei forti cambiamenti climatici -ha dichiarato il presidente della Cia provinciale Tonino Cioccolanti- si trasforma anche il modo di fare agricoltura, di programmare le colture, di sviluppare nuove soluzioni che permettano di superare le emergenze e di rispondere alle nuove esigenze degli imprenditori agricoli e soprattutto dei consumatori». In realtà i lunghi periodi di siccità impongono nuove strategie e politiche di programmazione nel settore agricolo. Per questo motivo la Cia provinciale ha individuato una serie di regole per i produttori, attraverso il quale si intende contribuire all’azione necessaria per la mitigazione degli stravolgimenti che ha subito in questi anni il clima e giungere così consapevolmente nella fase di adattamento. In tal senso è di notevole importanza che gli agricoltori si diano delle precise regole alle quali attenersi per poter dare il loro positivo apporto alla lotta contro l’effetto serra.
L’agricoltura nel Piceno, specialmente se condotta correttamente dal punto di vista ambientale, può ridurre le sue emissioni in atmosfera e contribuire ad assorbire la CO2 prodotta da altri settori. Ciò può avvenire attraverso una diffusione delle produzioni biologiche che, riducendo l’uso dei fertilizzanti e pesticidi chimici, abbattono le emissioni dal 10 al 50 per cento, una diminuzione delle lavorazioni superficiali del terreno, un adeguato sviluppo di biomasse per finalità energetiche in sostituzione delle fonti fossili. La Cia, inoltre, indica l’esigenza di sviluppare il rimboschimento e di un diverso approccio nell’allevamento del bestiame. Ma anche modifiche nelle pratiche agricole attuali: ottimizzazione dell’uso del suolo, lavorazioni ridotte, l’uso di colture a radice profonda, differenti tipi di set-aside, la conversione da arativo a prato, la copertura invernale dei terreni, la manutenzione dei terrazzamenti, le rotazioni migliorative.
Insomma, l’agricoltura, sebbene partecipi in misura ridotta alla emissione dei gas-serra rappresenta una chiave di volta per contrastare il degrado ambientale e soprattutto per combattere l’inquinamento del clima. Un primo fondamentale e importante problema da risolvere riguarda, comunque, l’acqua per irrigare i campi poiché la carenza di acqua inizia ad avere effetti strutturali e non congiunturali, quali una estensione preoccupante della desertificazione a zone finora immuni da questo fenomeno e un netto calo di disponibilità idrica per i consumi civili e produttivi, agricoli in modo particolare. Anzi, a causa di una particolare distribuzione stagionale delle precipitazioni, la diminuzione dei volumi accumulati risulta proporzionalmente superiore a quella delle minori precipitazioni, questa situazione, dunque, comporta gravi ripercussioni sull’agricoltura irrigua e sugli allevamenti.