Omicidio “bianco” di un Muratore “in nero”
di Piero Sansonetti
Luca Cordero di Montezemolo insiste, dice in continuazione che lo Stato è insolente, è invadente, è ingombrante perché vuole sempre occuparsi di economia. L’altro giorno Cordero lo ha ripetuto. Ha detto che è desolante questa pretesa di dirigismo del governo Prodi. In cosa consiste questa pretesa? Nel volersi impicciare di Telecom, del modo nel quale uno dei principali gruppi industriali italiani ha mandato alla rovina quella azienda, dopo averla sfruttata per azioni illegali come lo spionaggio di massa. Più che il governo, al momento, di Telecom si stanno occupando i giudici, perché hanno trovato svariati reati. Cosa dovrebbe dire di fronte a queste cose un presidente di Confindustria? Chiedere allo Stato di intervenire, per portare via Telecom dalle mani di imprenditori incapaci e dalle brame di intercettatori farabutti. Invece il presidente di Confindustria tuona contro i nemici del mercato. Lui pensa che tutti questi guai li risolve il mercato con le sue regole fatte di denaro. Ma non è il mercato ad aver portato alla rovina Telecom? E non esisteva anche un mercato delle intercettazioni, con le sue regole, le sue tariffe?
In Sicilia c’è un imprenditore edile che ha spinto alle estreme conseguenze la dottrina del mercato uber-alles. E’ un tale che ha pensato bene che per ristrutturare una palazzina con costi molto bassi (e quindi profitti molto alti) la cosa migliore è pagare poco gli operai, e che per pagarli poco conviene assumerli in nero, e per assumerli in nero conviene trovare degli immigrati clandestini che non possono protestare (questo imprenditore non è affatto isolato: le sue teorie sono assai diffuse). Così ha preso dei rumeni. Due lire e via. La palazzina, mercoledì scorso, è crollata - perché anni fa un altro imprenditore devoto al mercato e al profitto l’aveva costruita con materiale scadente - e sotto le macerie ci è finito l’operaio rumeno clandestino pagato in nero che ci lavorava. L’imprenditore “mercatista” ha pensato che era bene dire allo Stato impiccione (che aveva mandato i vigili del fuoco) che sotto le macerie non c’era nessuno, perché se avesse detto che c’era un operaio rumeno clandestino sarebbero stati guai e spese, e le spese sono contro il profitto e dunque contro il mercato. L’operaio rumeno, 32 anni, si chiamava Mircea Spiridon: è rimasto per due giorni, vivo, sotto i sassi, la polvere e i blocchi di marmo; e alla fine lo hanno trovato perché dei cani impiccioni - che non ne sanno niente, poveretti, delle leggi del mercato - abbaiavano, abbaiavano perché sentivano segnali di vita lì sotto. Mircea era conciato malissimo ed era incastrato in modo tale, sotto il marmo, che era impossibile tirarlo fuori. Hanno dovuto chiamare un chirurgo che gli ha tagliato i piedi e poi di corsa in ospedale. Ma Mircea era stremato, è morto dopo aver sofferto in modo atroce.
Quanto è costata la sua morte? Niente, non preoccupatevi: niente. I morti sul lavoro sono tanti, centinaia ogni anno, quasi tutti i giorni qualcuno muore sul lavoro per mancanza di misure di sicurezza. La loro morte però non scalfisce il Pil (e neppure il rapporto tra debito e Pil) e non ha effetti sui profitti. Quindi o siete degli inguaribili sentimentali, legati alle singole storie, alle biografie minori, alle minuzie dell’esistenza, e allora potete anche turbarvi o commuovervi; oppure siete gente seria, solida, che guarda ai grandi numeri, agli interessi generali di una nazione (cioè della sua classe dirigente), al Pil: e allora la storia di Mircea non può preoccuparvi, perché il Pil resta quello.
Voi dite: però se si potesse fare qualcosa per ridurre gli incidenti sul lavoro.... Ecco, avete detto una sciocchezza. Non capite che per fare questo bisognerebbe permettere allo Stato di occuparsi di cose che non lo riguardano, dell’economia, del mercato, e che questo limiterebbe il principio della libertà e perdipiù costringerebbe l’industria privata - il mercato - ad accollarsi delle spese del tutto improduttive? (da liberazione.it)
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