COLDIRETTI: “IMPRESE AGRICOLE PRESE IN GIRO DALLA REGIONE”
ROTTA LA TRATTATIVA SUI BANDI CHE IMPEGNANO UN MILIARDO DI EURO
LUZI: “STUFI DI PROMESSE, COSI’ SI PRODUCE SOLO CARTA:
PRONTI ALLA PROTESTA SU TUTTO IL TERRITORIO REGIONALE”
13/06/2008 - “Siamo pronti alla protesta su tutto il territorio marchigiano, poiché la Regione perde il pelo ma non il vizio: prima ha fatto quaranta riunioni con le forze sociali per concertare un Piano di sviluppo rurale talmente condiviso che sono stati presentati ottocento emendamenti, ora prende in giro i 52mila imprenditori agricoli di questo territorio, predisponendo dei bandi ‘blindati’ e lontani dalle esigenze delle aziende che rischiamo di buttare all’aria un miliardo di euro di risorse”. L’attacco viene da Coldiretti Marche, che questa mattina ha abbandonato il tavolo del Comitato di Sorveglianza sul Psr dopo la scelta del governo regionale di rifiutare per l’ennesima volta al dialogo. “Siamo stufi di ascoltare favole sulla concertazione e sul fatto che la Regione coinvolga le rappresentanze nei processi decisionali - denuncia il presidente di Coldiretti Marche, Giannalberto Luzi -. La genesi del Piano di sviluppo rurale è emblematica. Dichiarando di voler ascoltare tutte le forze sociali e di rappresentanza, la Regione ha organizzato quaranta riunioni per costruire il Piano. Quando lo stesso è venuto fuori, tutti si sono accorti che i propri contributi non erano stati presi in considerazione, e ciò ha partorito 400 emendamenti, più altri quattrocento dall’Unione Europea. Dopo che il Psr era stato rimesso ‘in carreggiata’ ci avevano assicurato che i bandi, dove si impegnano 460 milioni di euro di risorse pubbliche più altrettanti di investimenti privati, sarebbero stati pensati sulla base delle effettive esigenze delle aziende, ma anche questa era evidentemente una promessa da marinaio”. Le scelte della Regione, secondo Coldiretti Marche, hanno, infatti, privilegiato la produzione di carta, piuttosto che di risultati economici sul territorio, restando sorde alla proposte avanzate perché gli investimenti possano produrre effettivo reddito. “Basta pensare alla storia del piano di impresa, il business plan, che le imprese devono presentare obbligatoriamente ma che in realtà non verrà mai giudicato - continua il direttore Alberto Bertinelli -, per non parlare delle liste bloccate di investimenti possibili, dove in pratica la Regione si sostituisce all’azienda nel valutare e scegliere quali sono gli interventi che potrebbero migliorare la competitività. Senza dimenticare che occorre una maggiore selezione, invece di contributi a pioggia inutili e difficili da spiegare anche alla società”. Coldiretti Marche si riserva di attuare iniziative di mobilitazione delle trentamila imprese associate. Lo scorso dicembre gli imprenditori agricoli si ritrovarono davanti alla sede della Regione, ad Ancona, per manifestare contro la mancanza di scelte sui punti chiave per lo sviluppo dell’economia del territorio.
COLDIRETTI ANCONA: SI’ UNANIME DEI PRODUTTORI AL VERDICCHIO DOCG
CON LA DENOMINAZIONE SI AVRANNO MENO “FALSI” E PIU’ QUALITA’
MONNATI: “UN’OCCASIONE DI RILANCIO A LIVELLO INTERNAZIONALE
MA SERVE UNA REGIA UNICA SU PROMOZIONE E MARKETING”
13/06/2008 - Sì unanime dei produttori alla Docg Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva e Classico Riserva, che assicurerà più qualità e aiuterà a combattere i “falsi”. La proposta di istituire la Denominazione di origine controllata e garantita per il più famoso dei vini marchigiani è stata discussa a Moie di Maiolati in una riunione promossa da Coldiretti Ancona e alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente Maurizio Monnati e il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela, Alberto Mazzoni. Un’idea, avanzata dalla stessa Coldiretti Ancona assieme ad altre realtà del settore, che ha trovato il consenso compatto degli imprenditori vitivinicoli intervenuti. “La Docg per il Verdicchio rappresenta un’opportunità per la crescita e la valorizzazione di una denominazione storicamente importante per il nostro territorio – ha sottolineato Maurizio Monnati, presidente di Coldiretti Ancona –, ma anche un’occasione di rilancio del nostro vino sui mercati internazionali, a patto che sia accompagnata da una più decisa opera di promozione”. Nelle Marche ci sono oggi 2.800 ettari di vigneti di uva verdicchio, per una produzione di circa 170mila ettolitri di vino. “Di questi, quasi il 30% viene però imbottigliato e commercializzato fuori dalla nostra regione, e la Docg punta anche a ‘recuperare’ questa percentuale – ha spiegato l’enologo Alberto Mazzoni -, evitando il paradosso che il vino che dalle Marche è partito in cisterna ritorni in bottiglia sugli scaffali della grande distribuzione, finendo per fare ricorrenza alle stessa aziende che avevano prodotto l’uva”. La denominazione contribuirebbe ad aumentare a livello generale la qualità diminuendo le rese ad ettaro (da 110 a 90 quintali) e incrementando di mezzo punto la gradazione (da 12 gradi a 12,5). Un obiettivo sul quale le realtà vinicole del territorio sembrano compatte. Nel corso della riunione, organizzata dal segretario di zona David Donninelli e alla quale hanno preso parte anche il responsabile economico della Coldiretti Marche, Maurizio Balducci, e quello vitivinicolo, Alessandro Freddi, è stato sottolineato come i produttori di Verdicchio siano oggi 933. Le aziende che producono l’uva e la vinificano sono però 230, e sono queste a imbottigliare il 65% del Verdicchio, contro il 35% delle tre cooperative attive. “Uno zoccolo duro di produttori sui quali occorre puntare per un’operazione di rilancio generale delle Marche e del Verdicchio – ha concluso il presidente Monnati -, ma serve che sulla gestione della promozione, anche alla luce dei finanziamenti previsti dalla nuova Ocm Vino, ci sia una regia unica”.