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“La superficie del mare” (Mizar / Audioglobe, 2008)

Gianmarco Martelloni “La superficie del mare”

Etichetta: Mizar Records
Brani: Tanto per cominciare / Cravatta rossa / Messalina / Lei continua a parlare / Sparta / Smetti di sorridere / Indietro non si torna / Rapido estatico / Volami per casa / Hello I say

Non sempre la cripticità è sinonimo di ricercatezza. Né l’immediatezza è sinonimo di banalità. Ed in questa seconda categoria rientra l’album solista dell’esordiente Gianmarco Martelloni. Dieci brani dalle diverse sfumature, dieci episodi nei quali la freschezza del pop incontra riferimenti filosofico letterari, veloci ritmiche rock vanno a braccetto con una delicatezza malinconica, originali versi d’amore si fondono con la rabbia ed un forte senso di rinascita: in breve, La superficie del mare.

Ad un primo ascolto stupisce la semplicità dei testi, quale risultato di una precisa ricerca lessicale e terminologica, per rendere il suo messaggio accessibile al pubblico: disvelare una “verità degna del nome che porta”, non tanto quella dal fiato corto che dura lo spazio di un giorno (Sparta). E la critica, decisamente aspra nei confronti di una sua versione artefatta ed evanescente, può essere ascoltata nel singolo di esordio (Lei continua a parlare), dove -in termini al contempo cinici ed ironici- si attacca un certa forma di intellettualismo da aperitivo, implorando la sua interlocutrice di stare zitta e guardarsi attorno, “ma lei continua a parlare delle grandi verità dentro le sue tasche”. Ma allora dove cercare la sua versione con la V maiuscola? Bisogna aspettare che arrivi dall’esterno oppure cercarla dentro se stessi (La cravatta rossa)?

Lasciando momentaneamente sospesa la domanda -in parallelo al leit-motiv della verità- emerge anche il tema dell’amore, vissuto in maniera irrequieta. Nella terza traccia, il riferimento storico letterario a Messalina, la moglie dell’imperatore Claudio ed una delle donne più dedite ai piaceri carnali dell’antica Roma, è un elegante espediente per raccontare lo stile vita di molte ragazze che, a prescindere dalle apparenze, sembra abbiano qualcosa in più. Ma forse non bisognerebbe aspettarsi troppo, “non ci credo se mi dici che/cerchi nei giornali ciò che accade nel mondo/tu sei nata per pensare a te/o al massimo alle scarpe per camminare in tondo” (Messalina).
Smetti di sorridere è un paradossale rovesciamento dei canoni della canzone d’amore, sotto ogni punto di vista: dietro un testo ed una musica dai toni decisamente punk, cela una rabbia malinconica di profonda diffidenza, “se tu non smetti di sorridere così ti strappo gli occhi via da quella testa/e la scelta criminale mi potrà salvare da questa gioia non richiesta”. Ma il tema dell’amore culmina in Volami per casa, una struggente ballata, dove il ricordo dei sentimenti provati ed il desiderio di risentirli si fa sempre più pressante ed insistente, celando una consapevolezza che una ragazza così non potrà mai più essere incontrata. “Volami per casa abbracciami con le gambe e come allora/cerca di non farmi respirare più”. Forse, è proprio da questo sentimento che origina la rinascita verso la felicità e il ritrovamento di una risposta alla domanda che era stata lasciata prima in sospeso. “Lo sguardo che mi butti addosso mi dà volontà di esistere ancora/su danza e non preoccuparti di quale sarà la conseguenza”.

Se in un primo istante la conseguenza è un momento di crisi in cui ci si chiede “che fai con me e il mio star male acrobatico?” (Hello I say), l’epilogo è il ritrovamento di quella verità tanto ricercata. La canzone di apertura dell’album, scritta in collaborazione con Paolo Benvegnù, fornisce la chiave di lettura e la conclusione dell’album, “l’unica, io sono l’unica verita” (Tanto per cominciare). Con questo finale aperto si chiude il disco; ma l’auspicio è che possa essere il punto di partenza per il nuovo lavoro di Gianmarco Martelloni, artista che ha tutti i requisiti per avere una posizione rilevante nel panorama rock italiano. 

Mario Mauro
 



 Redazione 

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