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"A casa nostra" (Italia, 2006) |
“A casa nostra” di Francesca Comencini
“A casa nostra” si presenta senza dubbio come un lavoro ambizioso, volenteroso di raccontare attraverso le esistenze apparentemente disparate di uomini e donne della Milano di oggi, i mali dei nostri tempi, avvinti dal denaro, dalla corruzione e dall’indifferenza sociale. Il problema, chiaro fin da subito, è che difficilmente saranno mantenute le promesse, disilludendo le aspettative di un lavoro molto atteso pubblicizzato da una faraonica campagna marketing che l’ha portato agli onori della cronaca più recente. La Comencini sembra non riuscire a liberarsi di tutti quei cliches che rischiano sempre di rovinare un film che vuole essere di denuncia, volendo raccontare troppo ma non riuscendo alla fine a tratteggiare nessuna delle storie presentate in maniera esauriente ed in ogni aspetto saliente a livello di trama. Si incrociano e si sfiorano superficialmente così persone dalle storie molto diverse le cui esistenze sono, in maniera invisibile, governate dal denaro: tra queste Ugo (un cupo ed intenso Luca Zingaretti), un banchiere dedito ad affari illeciti, spietato sul lavoro e melanconico nella vita privata, indissolubilmente legato a Rita (una Valeria Golino decisamente sottotono), caparbio capitano della Guardia di Finanza,che da tempo indaga su di lui, sperando d'incastrarlo e che deve fare contemporaneamente i conti con il tempo che passa inesorabile e che la porta a tracciare bilanci non proprio soddisfacenti nella sfera privata. A completare il cast l’astro nascente Laura Chiatti, una modella cocainomane ed amante di Ugo, l’ex Grande Fratello 3 Luca Argentero (non si capisce perché una regista di talento sia cascata nel richiamo della stella televisiva) ed infine Giuseppe Battiston, sorprendente nel suo ruolo di contorno e capace con la sua forza di rubare la scena ai principali protagonisti. In questo dramma corale sulla forza centripeta esercitata dal denaro sulla moralità degli uomini, si ha la sensazione (così come anche in conclusione del film) che certamente un messaggio sociale sia stato lanciato, ma che non sia stato detto tutto per poter rendere affascinanti le diverse esistenze umane presentate nel film, non potendo scavare a fondo nei vari vissuti passati che sicuramente segnano i presenti dei protagonisti (è evidente il rimando alla storia di Giuseppe Battiston, meccanico e forse assassino, senza però nessun racconto preciso che ci renda tutto più chiaro). Il risultato è un film dalla doppia anima, che nasce da una sentita indignazione ed ha molte belle intuizioni, ma che si perde strada facendo nella volontà di salvare e/o giustificare un po' tutti i personaggi fino ad un finale più didascalico che originale. Un vero peccato.
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Alessandro Orecchio
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Recensioni |
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il 19 Nov 2006 alle 14:24 |
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