Chapliniana 2007: sguardo sull’uomo (ma forse alieno) dalla bombetta in testa
“Chaplin è a letto. Primo piano. Dorme. Pezzi di Charlot sparsi per la stanza. Si sveglia. Si mette a sedere sul letto. Ricomposizione dei frammenti. Sedia. Rivista cubista. Charlot scopre la pittura cubista. Stupore. Paragona oggetti e dipinti. Fissa una tubatura curva del gas. Timidamente il tubo diventa una linea retta. Charlot si alza. Complicato. Le sue parti si ricompongono di nuovo. Si sbaglia e mette le braccia a posto delle gambe” O ancora al museo del Louvre: “incontro con la Gioconda. Silenzio. Pausa. Osservazione. Charlot ha fatto colpo. La Gioconda perde la testa. Guardandola, il volto di lei assume dei tratti cubisti, ma non per molto. Charlot si allontana sdegnoso. La Gioconda innamorata lo segue con la sua cornice sotto il braccio per dichiarargli il suo amore ardente. Lui torna da lei e si scalda le mani al fuoco del loro amore. Lei arde d’amore, lui cerca di spegnere la fiamma soffiandoci sopra. Le fiamme si fanno quadrate. Si allontana. Furiosa, la Gioconda inghiotte le fiamme per uccidersi. Suicidio della Gioconda”. Tra le tante gemme della mostra Chaplin e l’Immagine (nell’ambito di Chapliniana) si trova anche questa, una sceneggiatura completa scritta da Fernand Léger agli inizi degli anni Venti per il cartone animato Charlot cubiste. E quasi come gli spezzoni dello scritto, una infinita sequenzialità di immagini farà rivivere dal 1° giugno al 30 ottobre a Bologna il mito di Charlot a trent’anni dalla morte. La mostra, curata da Sam Stourdzé a partire dai materiali della famiglia Chaplin e arricchita da pezzi unici provenienti da collezioni private, sarà ospitata dagli 800 m² della Sala Borsa, arricchita di oltre 260 fotografie, 19 postazioni video, e 9 registri stampa mai esposti prima, a presentare album inediti, manifesti e riviste d’epoca pronti ad abbracciare ancora una volta il sorriso enigmatico e quell’aria teatrale al punto da essere lontana anni luce da qualsivoglia forma di vita terrestre (ma che poi sarà un pianeta lunare dove loro tutti si ritrovano e campeggiano guardandoci dall’alto in modo pirandiellano nella nostra orrenda messa in scena moderna, pessimi attori che siamo in questa realtà!). Amato, eccentrico, eclettico, scomposto e ricomposto dalle avanguardie artistiche del tempo, esaltato nella plasticità e nella meccanicità, consumato dalla massa operaia pronta ad identificarsi con la comicità ancora grezza partorita dalla tradizione tardo ottocentesca del music-hall e della pantomima. Il successo di Chaplin fu immediato, planetario e trasversale ad ogni classe sociale, trainato da un’unica grande risata: scrive nel gennaio del 1917 il direttore del Princess Theatre di Piqua, Ohio, alla Mutual Film Corporation dopo la proiezione del film The Rink, con Chaplin protagonista: “le risate ininterrotte e gli schiamazzi del pubblico hanno danneggiato parte del locale: parte dell’intonaco si è staccato dal soffitto e un’area del pavimento ha ceduto. In anni di attività non ci era mai accaduto. Un giorno di proiezioni ci è costato un’ingente somma di denaro in riparazioni. Alleghiamo il conto dello stuccatore e del falegname. Gradiremmo ricevere un assegno in risposta” …ma erano solo umani! www.chapliniana.com
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