A un anno dalla uccisione della giornalista russa Anna Politovskaja, l’Ordine dei Giornalisti delle Marche, con la collaborazione della Scuola di pace di Fano, promuove un incontro con Lidia Yusupova per parlare di diritti umani, libertà di stampa e Cecenia. L’iniziativa è in programma per giovedì 11 ottobre, alle 21,15, a Fano, nell’aula magna dell’Istituto tecnico commerciale “Battisti” (viale XII Settembre n. 3).
Candidata al Nobel per la pace nel 2006 (poi vinto da Muhammad Yunus), insignita nel 2003 del Martin Ennals Prize, il più prestigioso riconoscimento per i diritti umani, e nel 2005 del norvegese Rafto Foundation Award, Lidia Yusupova è oggi una delle personalità più in vista della Federazione russa. Nata a Grozny 45 anni fa, in tutti questi anni di guerra non ha mai lasciato la sua città, anche nei momenti più duri.
“Avevo paura, ma sentivo che il mio posto era là”, dice semplicemente. Eppure Lidia non è una militante, non ha mai partecipato alla vita politica. Era docente all’università, una giurista. Poi “la guerra mi ha cambiata dentro”, racconta in un’intervista rilasciata alla giornalista Silvia Pochettino, lo scorso luglio. E’ testimone oculare di uccisioni, violazioni dei diritti umani, violenze di ogni genere. Nel maggio 2000 Yusupova incontra per la prima volta alcuni esponenti del centro per i diritti umani Memorial di Mosca, andati in missione a Grozny. Li accoglie in casa sua, racconta loro le cose viste. Poiché è giurista le propongono di aprire una sezione dell’Associazione a Grozny e cominciare a raccogliere i casi di violazione. Raccoglie le storie della gente, individua testimoni, documenti, fotografie: chi denunciava l’uccisione di un figlio, chi la scomparsa del marito, chi la detenzione arbitraria e la tortura. La lista delle denunce si allunga. Raccoglie oltre 3.000 casi di violenze sulla popolazione civile, oggi tutti pubblicati nei voluminosi rapporti dell’Associazione Memorial.
Il suo ufficio si amplia, le assegnano un altro giurista, un autista, un investigatore. Per sei anni lavora senza sosta, ottenendo anche qualche risultato come l’incriminazione di 24 soldati russi. “Ma sono solo la minima parte dei fatti avvenuti” - dice Lidia - e in molti casi le pene pattuite sono state ridicole”. E precisa: “Ho sempre denunciato le violenze tanto dei soldati russi quanto dei guerriglieri ceceni. Chiunque infranga la legge per me non fa differenza”. Grande amica di Anna Politovskaja, la giornalista russa assassinata il 7 ottobre 2006, anche Lidia ha ricevuto minacce e intimidazioni. Lei minimizza: “Non mi hanno mai fatto del male”, dice. Almeno per ora.
ORDINE GIORNALISTI MARCHE
IL PRESIDENTE
(Gianni Rossetti)
Ancona 4 ottobre 2007.