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"Sky Blue Sky" (Nonesuch Records, 2007)

Wilco “Sky Blue Sky”

Etichetta: Nonesuch
Brani: Either Way / You Are My Face / Impossible Germany / Sky Blue Sky / Side With The Seeds / Shake It Off / Please Be Patience With Me / Hate It Here / Leave Me (Like You Found Me) / Walken / What Light / On And On And On
Produttori: Wilco

Se il Jeff Tweedy che si vorrebbe avere sempre nelle orecchie è quello degli ultimi album targati Wilco, il nuovo “Sky Blue Sky”, nel suo essere fin troppo normale e traditional, potrebbe rappresentare una delusione.
Se invece si è convinti che il miglior Tweedy sia quello di (almeno) due lustri fa, allora “Sky Blue Sky” potrebbe essere una piacevole sorpresa, la chiusura del cerchio nell’andamento curvilineo di una grande carriera.
Le discussioni su tempi e modi di un disco del genere sono di quelle che rischiano di protrarsi sterilmente per lungo tempo senza lasciar intravedere la possibilità di venirne a capo, sicché la cosa migliore che si possa fare è prendere il disco per quello che è: una raccolta di dodici canzoni, nella quasi totalità dei casi splendide canzoni. Se pure è vero che ai colori eccentrici di “Yankee Hotel Foxtrot” si sovrappongono qui colori tenui e le tessiture sonore si fanno più dimesse, e che tutto sembra costruito in modo da rientrare senza inciampi dentro gli steccati della tradizione, la scelta di fregarsene porta ad ascoltare e riascoltare “Sky Blue Sky” e, semplicemente, a goderne.

Il pezzo d’apertura, Either Way, è patognomonico del senso di quiete che si respirerà in tutti i cinquanta minuti del sesto lavoro Wilco, costruito com’è su un fievole arpeggio di chitarra – con l’organo di Mikael Jorgensen a dare spruzzate vintage – e parole che dichiarano guerra a qualsiasi sofismo («maybe the sun will shine today/the clouds will blow away») puntando su una lingua essenziale e tesa in direzione dello scopo emozionale della canzone. Anche You Are My Face inizia come il più rilassato degli standard country, poi una chitarra younghiana fende in due il pezzo, lo rende acido, fino al finale nuovamente rilassato, quando un piano lieve come brezza appena percettibile ristabilisce l’atmosfera iniziale. Impossible Germany è episodio indimenticabile non per l’intrigante e inintelligibile testo («I’ll say what this means to me/I’ll do what I can/impossible Germany/unlikely Japan») né per la prima parte dondolante e dal retrogusto esotico, bensì per una coda strumentale letteralmente orgasmica.  

Il nuovo chitarrista Nels Cline, il cui stile suonerà arcaico agli intransigenti della sperimentazione, è protagonista in ogni momento di “Sky Blue Sky”, lascia la sua impronta su tutti i pezzi, caratterizzandoli con tocco leggero ma efficace. Side With The Seeds mescola mondi apparentemente inconciliabili e quello che crea è un incantesimo in cui i gorgheggi soul di Tweedy e la chitarra progressive di Cline si sfidano in bravura. Immediatamente dopo arriva Shake It Off, forse la traccia meno riuscita del disco insieme alla noiosetta title-track.

Alla pace acustica di Please Be Patience With Me segue l’ululato da loser di Hate It Here («I try to stay busy/I do the dishes/I mow the lawn/I try to keep myself occupied/even though I know you’re not coming home») dove la storia di solitudine del protagonista si tinge di black nei suoni e il ritornello rimanda nientemenoché alla scuola McCartney-Lennon. Tra virate Motown e cabaret-rock, il disco arriva al pregevole finale, in cui le citazioni diventano ben individuabili: in What Light rivive il Dylan di “Blonde On Blonde”, in On And On And On lo Springsteen delle ballate infinite di “The River”. Proprio questi ultimi due brani, nella loro splendida semplicità, tolgono ogni dubbio: i Wilco sanno costruire canzoni con talento comune a pochi e continuano fieri a distillare roots-rock nella sua espressione oggi più alta.

 Pierluigi Lucadei

Recensioni

 Articolo letto 1261 volte. il 28 Jun 2007 alle 18:06
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