LA NECESSITA' DI ABOLIRE LE CORPORAZIONI
Firenze, 24 Marzo 2008. Una concorrente della trasmissione televisiva 'Grande Fratello' e' un medico ed ha avuto l'ardire di manfestare in diretta un proprio presunto rapporto sessuale con un altro concorrente. Ardire che sarebbe ritenuto tale dall'ordine professionale napoletano a cui e' iscritta per esercitare, quando la signora concorrente non e' nel reality di Canale5, la propria professione. Il codice deontologico della corporazione, a cui e' obbligatorio iscriversi, impone una condotta decorosa anche al di fuori dell'esercizio della professione, e sembra che per i dirigenti di quell'ordine dei medici non sia decoroso avere rapporti sessuali e farlo notare e dirlo in pubblico.
Non sappiamo come andra' a finire questa storia, perche' per ora i dirigenti napoletani hanno chiesto la videocassetta per valutare e decidere i provvedimenti (richiamo, sospensione o radiazione) e quindi rovinare la vita professionale di questa signora, colpevole di fare sesso e di dirlo, cioe' colpevole di decidere per conto proprio come e se gestire la privacy che la riguarda.
Questa e' una delle funzioni degli ordini professionali, cioe' garantire che la categoria abbia una propria immagine secondo quelli che sono i dettami dei dirigenti. Nel contempo vengono anche dettati gli orientamenti economici e comportamentali piu' in generale, per evitare che ci sia concorrenza fra professionisti.
Cosa c'e' che non torna? A nostro avviso non torna che
1) una persona non si possa fare i fatti propri nell'ambito della propria vita e che
2) in un'economia che dice di voler essere di mercato, privilegiando concorrenza, qualita' ed economicita', ci debba essere qualcuno che –oltre ovviamente le leggi- imponga i termini dell'esercizio di una professione che, non a caso, storicamente e culturalmente e' chiamata liberale.
Un problema, questo degli ordini, che si impone per tutte le professioni: sia per l'accesso dei nuovi professionisti sia per qualita' ed economicita' nella fruizione dei servizi che vengono erogati. La loro abolizione non puo' restare fori da un'agenda politica ed economica che faccia gi interessi di tutti e non solo degli adepti delle corporazioni.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc