Articolo 21, chi stabilisce dove finisce la libertà di stampa e inizia la dignità delle persone?
Dopo il presunto coinvolgimento (diretto o indiretto) di politici in Vallettopoli, si è tornato a parlare del ddl Mastella che doveva servire a bloccare la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. Il ddl, presentato a fine luglio in Consiglio dei Ministri dopo gli scandali sollevati dall'altra inchiesta del pm potentino John Woodcook su Vittorio Emanuele di Savoia, è rispuntato in questi giorni con la promessa che verrà presto approvato. In attesa di un intervento legislativo, l'Autorità garante per la protezione dei dati personali ha vietato con effetto immediato a tutti gli organi di informazione la diffusione di «fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico», di «notizie, dettagli e circostanze eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione» o che attengano a «particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale». La violazione di tale provvedimento costituisce reato punito con la reclusione da tre mesi a due anni. Lo stesso Garante provvederà a denunciare alla autorità giudiziaria ogni singola violazione che venisse rilevata.Ma questa iniziativa del Garante non mette in pericolo la libertà di informazione? Può essere tollerabile che in un paese democratico, una qualsiasi autorità decida cosa si deve scrivere sui giornali? Chi stabilisce, per tutti, se un fatto è di interesse pubblico oppure no? Rispetto al caso Sircana, “il Giornale” di Belpietro, di cui è editore Silvio Berlusconi, è venuto a conoscenza da fonti o della magistratura, o della polizia giudiziaria o degli avvocati difensori (perché sono questi soggetti che hanno a che fare con le intercettazioni) di notizie ritenute importanti che riguardavano il portavoce del presidente Prodi e le ha pubblicate. I giornali c’entrano poco in questa vicenda. C’entra piuttosto uno dei soggetti menzionati prima, che ha tirato fuori questo verbale di intercettazioni in cui si parla di foto compromettenti di Sircana e lo ha consegnato alla stampa facendo sembrare il portavoce di Prodi “colpevole” fino a prova contraria. Ci si muove su un terreno difficile: da una parte il rischio per la dignità delle persone, dall’altra il rischio per la libertà di manifestazione del pensiero. Fermi restando la giusta invocazione della deontologia professionale, il controllo delle fonti e il rispetto delle norme sul segreto istruttorio, il compito degli organi di informazione è di informare. La discriminante non dovrebbe essere se è giusto o meno pubblicare questa o quella notizia ma piuttosto se questa o quella notizia è vera o falsa. In questo ultimo caso è giusto che chi pubblica una notizia falsa paghi e paghi salato.
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