“Libertà e stampa, il ruolo delle immagini”
La Carta dei doveri del giornalista afferma che il cittadino è l’unico riferimento, non l’editore, né lo Stato, ma chi stabilisce limiti all’informazione? Nessuno, è per questo che sorgono spesso polemiche legate a casi di cronaca nera. Per la televisione è diverso, essendo a portata di tutti ha come obbligo l’autocensura, questo non significa manipolare l’informazione ma esercitare il diritto di cronaca in modo responsabile, senza minacciare l’emotività del pubblico. È la carta stampata a fare un uso più indiscriminato delle immagini, alcune risultano gratuite, altre integrano la notizia e veicolano messaggi con molta più efficacia delle parole: scuotono le coscienze, rendono più incisivo il fatto e lo documentano con accuratezza. Il problema sorge quando la gratuità va di pari passo con l’efferatezza, allora entra in discussione il ruolo del giornalista: è un moralizzatore o deve limitarsi a cercare, capire e documentare l’esistente? Non c’è una risposta a questo quesito, dipende dai singoli e dalle redazioni, ciascuna segue un indirizzo e anni di esperienza, nonché fidelizzazione, dovrebbero aiutare a comprendere le aspettative del proprio pubblico e quindi a orientare ogni scelta. Spesso nel mondo della comunicazione l’effetto shock è sinonimo di esclusiva, di accuratezza informativa o peggio ancora di guadagno assicurato, difatti conta sempre meno il giudizio delle voci: tutto sembra essere lecito purché faccia parlare. L’ultimo dibattito è nato in seguito alla pubblicazione da parte del Gazzettino di Venezia della foto del piccolo Haven, ucciso prima ancora di nascere, insieme a sua madre Jennifer. La famiglia della ragazza ha espressamente richiesto la divulgazione delle foto affinché Lucio Niero venisse accusato di duplice omicidio. Il bambino non può divenire strumento di giustizia, sembra dormire ma tutti sappiamo che gli è stato strappato il diritto di vivere e questo fa che la sua immagine superi i confini della realtà e rappresenti qualcosa di più grande. Vittorio Roidi, segretario dell’Ordine dei giornalisti, in un’intervista rilasciata a un noto settimanale, condanna la manipolazione delle notizie e soprattutto delle immagini, quando strumentalizzano eventi e persone, e lo giudica inaccettabile nei confronti di bambini. La foto shock deve avere tre funzioni: documentare, denunciare, muovere l’opinione pubblica, ma sempre nei limiti del buon gusto e del rispetto etico dei soggetti e lettori coinvolti. 2006-06-05
|