Rock al femminile: The Ian Fays e Fiamma Fiumana
The Ian Fays “The Damon Lessons” (cd Homesleep, 2006) – Un gioiellino acustico: questo è “The Damon Lessons”, l’album di debutto di quattro ragazze di Arcata (California) poco più che ventenni. Canzoni brevissime per 32 minuti complessivi che si distinguono per gli affascinanti contrasti tra leggerezza e nostalgia, tra modernità e tradizione. Esempio paradigmatico è il suono metà elettronico metà rurale di The Dance Song, dove fisarmonica ed electronic claps si sovrappongono che è un piacere. Ma qualcosa di simile accade in molte delle undici tracce: drum machine, sampling, tastiere al servizio di melodie antiche e impregnate fino al midollo di un ruggito folk, come nei due album delle CocoRosie, band che evidentemente ha un ascendente sulle Ian Fays. Anche il cantato, benché non miagolante come quello delle sorelle Casady, è così svenevole che ti ci attacchi in modo morboso e sembra perdersi in aria ogni volta che esala un verso. In 16 Weeks pare di sentire un’algida preghiera di Sinead O’Connor; Pink Sheets e I Lifted Myself Up hanno un’anima smaccatamente pop. Poi c’è la malinconia senza pudore di The Boyfriend Song, Hotel e It’s Okay To Use The F-Word In A Break-Up Song: ascoltare questi pezzi è come aprire il diario segreto di un’adolescente mentre nella stanza risuona il suo carillon. “The Damon Lessons” è così appetibile, così gommoso e piacevole che non mi stupirei più di tanto se riuscisse a saltare lo steccato indie e a guadagnarsi un corposo successo. Speriamo solo che Mtv tenga le mani lontano da loro e non tenti di corromperle perché se riusciranno a mantenere lo stesso spirito poetico e naif queste ragazze fra qualche anno potranno regalarci cose indimenticabili.
Fiamma Fiumana “Onda” (cd Mescal, 2006) – Dopo un anno passato in giro per il mondo, con importanti tour negli Stati Uniti e in Canada e la partecipazione a festival in Olanda e Inghilterra, i Fiamma Fiumana sono tornati in studio e ci consegnano ora il terzo album, “Onda”. Un album solare, dai sapori caraibici, ma con un inconfondibile occhio di riguardo alla club-culture di matrice europea. Si inizia con Prendi l’onda, che è un’autentica botta d’energia, anche grazie al rap di Jovanotti e Mc Navigator, ospiti d’eccezione. Stesso impatto per la successiva Immagina, cha fa ballare con un ritmo che sembra l’unica via d’uscita alla claustrofobia dettata dal testo («qualcosa si muove nel buio e non riesco a vedere/con zampe e con chele, con pungiglioni e squame/devo fare qualcosa perché/non mi possa toccare»). Riuscitissima Angiolina che è un canto tradizionale a cui viene aggiunta una nuova parte. E i canti tradizionali ritornano anche con La vien giù e Mariulèina, altri esempi di come i Fiamma Fiumana siano capaci di rendere attualissimi questi traditional di parecchi decenni fa. Indubbiamente è in questi titoli il valore aggiunto della band, che riesce peraltro a convincere anche quando i pezzi sono puri divertissement (Check in) o peccano di un’eccessiva leggerezza (Corrente nera, Mondo grande). Quello che i Fiamma Fiumana trasmettono dall’inizio alla fine del disco è grande voglia di comunicazione, integrazione, sprigionando una contagiosa energia vitale e avendo sempre in mente la propria missione: «trovare, rivendicare, tenere il nostro posto nel mondo». E lasciare la porta dello studio di registrazione sempre aperta: non è un caso che grandi nomi come quelli di Gianni Maroccolo, Cisco Bellotti, o i già citati Jovanotti e McNavigator siano accorsi a dare il loro contributo.
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