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Centrale Biomasse

Waferzoo srl: una centrale...caleidoscopica

2007-08-17 - La campagna mediatica della ditta Waferzoo srl, in merito alla
progettata centrale a biomasse di Schieppe di Orciano, non solo ha occultato
la produzione di diossine, furani, ossidi e altre emissioni inquinanti
(tacendole o equiparandole alle emissioni attuali...dell'impianto di
essiccazione!) ma ha propagandato la fruizione del teleriscaldamento per
questo progetto, inesistente e irrealizzabile per ovvi motivi geomorfologici
e di densità abitativa.
Oltre a tacere ai cittadini il dato reale italiano: e cioè che la
vigente legislazione consente di bruciare come biomasse anche il
combustibile da rifiuti e vari tipi di scarti industriali, la ditta si è
servita della collaborazione dell'ente nazionale Enea per dare credibilità
al suo progetto, recuperando inoltre dei contratti agricoli che
"dimostrerebbero" che la centrale può essere teoricamente alimentata a soli
combustibili vegetali.
L'analisi del materiale prodotto in questi ultimi mesi dalla ditta ci
consentirà, nelle sedi opportune di mettere
ancor meglio in rilievo come questo progetto sia un "caleidoscopio", che si
muta e si ridimensiona e aggiorna magicamente a seconda delle falle e delle
incongruenze che vengono evidenziate... ma, per rispetto innanzitutto di
coloro che di energia rinnovabile si occupano con intenti meno
caleidoscopici, vi inoltro questo articolo, che già dal 2002 sottolineava
come i produttori coerenti di sistemi energetici da biomasse si
preoccupassero invece della reale rinnovabilità del combustibile usato e
della necessità di integrare la produzione di energia elettrica a quella di
calore, per evitare sprechi e rendere la biomassa realmente competitiva dal
punto di vista energetico.
Ho chiesto da qualche tempo all'Enea, contattando prima l'ing. D'angelo il
26 giugno e poi il 5 agosto l'ing. Pignatelli (il quale si è fatto portavoce
degli interessi Waferzoo in occasione delle nostre giornate "Salvagente"
dell'1, 2 e 3 agosto) di specificare quali analisi scientifica sia stata
fatta dell'impatto ambientale del progetto Waferzoo e di che natura siano
gli accordi siglati con la ditta: per ora nessuna risposta.
Già di per sé la collaborazione con Enea non è una garanzia di ecologicità,
dal mio punto di vista, poiché l'ente si è già più volte espresso a favore
dell'uso di rifiuti come biomasse per la produzione di energia. L'ing.
Pignatelli in particolare è socio dell'associazione Itabia, che promuove
l'uso delle biomasse, ed egualmente non è contraria all'uso di rifiuti come
biomassa (già dal convegno Waste for energy, Amsterdam 1996).
Leggendo inoltre il documento del dott.Chinaglia, progettista Waferzoo,
diramato da Pignatelli in occasione delle nostre giornate "Salvagente",
viene poi da chiedersi di che razza di progetto si stia parlando, poiché la
descrizione della reperibilità di biomasse lì contenuta è in parte
differente da quella prima dichiarata ai competenti uffici regionali...come
se il problema del combustibile fosse stato messo a punto poi, solo in
risposta alle critiche ricevute.
E che il combustibile sia un problema marginale sembra
incredibile per un impianto dal costo di svariate decine di milioni di
euro... .
Consideriamo anche che nella presentazione diffusa da Enea la ditta giunge a
garantire il 47% della produzione dei suoi campi come fonte di combustibile
in caso di mancata reperibilità (?) da altre ditte, senza chiarire se ciò
possa essere attuato con la rotazione delle colture e come ciò possa essere
fatto senza compromettere l'unico "scopo" per cui viene dichiarato l'uso del
calore della centrale: l'essiccazione di erba medica raccolta da Waferzoo,
essiccazione che dovrebbe impiegare una piccola parte del calore prodotto,
il cui resto viene disperso (dal progetto presentato erano previsti 22
megawatt elettrici/ora e 57 megawatt termici dispersi in atmosfera!!!).
Al di là quindi del processo antidemocratico che ha visto un privato farsi
carico della soluzione (sic) di tutti i nostri problemi energetici
scavalcando le collettività locali,
al di là dell'inaccettabilità dal punto di
vista ambientale e paesaggistico della centrale, esiste un problema di
chiarezza che vede anche enti statali partecipare ad un balletto confuso
nell' intenzione di proporre comunque "eco-mostri" in nome di un uso delle
"rinnovabili" che si prestano all'incenerimento tout court... per
caratteristiche tecniche, rischio di irreperibilità del combustibile
vegetale, e interessi economici in gioco . Costi quel che
costi, tanto a pagare sono i cittadini.
Non si tratta qui di fare illazioni e di diffamare le "buone intenzioni"
Waferzoo ma di giungere a conclusioni suggerite da evidenti incongruenze e
dalla stessa mission più volte dichiarata, purtroppo, sia dalla Commissione
di programmazione economica nazionale che da autorità regionali e
provinciali:
produrre energia anche da vari tipi di rifiuti, anche a costo di usare
strutture spurie, addirittura i già nocivi cementifici!
Come abbiamo detto in risposta alle fantasiose accuse di diffamazione
esposte da Waferzoo nei confronti di due nostri portavoce "chi progetta un
gran cannone e al vicino poi racconta che vuol farne una fioriera sol coi
tonti fa carriera".
E dell'uso di questo mutevole progetto per ridare lustro ad un Piano
energetico regionale in rimessa abbiamo già parlato nel nostro articolo
sul Pear su http://www.comitatinrete.it
Tornando alle biomasse, il manifesto della Fiper che vi allego chiarisce al
meglio quale dovrebbe essere l'uso virtuoso del calore prodotto da una
centrale. Quando si parla poi di biomasse reperibili "in loco", non si
intende certo il trasporto per 50 km di materiale a scarso rendimento
energetico come la paglia, cosa che già di per sé risulta così antieconomica
ed inquinante.
L'esperienza italiana ed europea, al contrario di quanto affermato dalla
ditta (e da Enea) non propone come virtuose e sostenibili centrali medio
grandi e con reperibilità del materiale "in un raggio di 50 km", bensì
centrali piccole con reperibilità del materiale quasi immediata ed uso del
calore per il teleriscaldamento delle abitazioni, senza sprechi.
Per questo la sbandierata centrale Waferzoo a mio avviso (ed a quello di
tanti altri più competenti di me!) non si allinea né coi criteri comuni di
eco-compatibilità né di
sostenibilità economica, a dispetto delle tanto declamate "migliori
tecnologie possibili", le quali se usate a fini sbagliati sono
sicuramente... peggiori.
Sempre nel rispetto del concetto di sostenibilità e di "rinnovabilità",
occorrerebbe poi prendere in considerazione il problema
dell'uso-riconversione dei terreni agricoli per produzione di biomasse: per
i quali occorrerebbe una programmazione che tenesse conto anche delle nuove
esigenze del mercato dei biocarburanti, e delle problematiche
dell'inaridimento dei suoli e dei cambiamenti climatici che rischiano di
compromettere fortemente le stesse colture a scopi alimentari. Ma questo è
un altro discorso, che occorrerebbe fare ad occhi aperti verso il futuro e
con mente sgombra da gigantismo, attenti al bene della collettività nel suo
insieme, cosa che non mi sembra la nostra classe politica regionale sia del
tutto pronta a fare.

( * ) gruppo internet e informazione del
Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e
Candigliano.

---------------------------------------------------------------------------
LA FIPER SULLE BIOMASSE
> Rinnovabili. Sì! Infinite. No!
> Dopo anni d¹incertezze, almeno in Italia, con la recente emanazione del
DPCM 8
> marzo 2002 ed il Decreto Legge 8 luglio 2002, n. 138 le biomasse hanno
trovato
> la loro giusta collocazione nel contesto legislativo, come uno dei
> combustibili ammessi sia per usi industriali che civili.
> D¹altronde da anni l¹Unione Europea va promuovendole, in quanto energie
> rinnovabili, in sostituzione dei combustibili fossili.
> Quindi non vi sono più ostacoli al loro impiego.
> Noi della FIPER, Federazione che rappresenta iniziative di
teleriscaldamento
> alimentate a biomasse, abbiamo l¹impressione che si sta ora esagerando
nella
> direzione opposta: forse qualche freno sarebbe il caso di tirare, a fronte
di
> progetti che ventilano, per un solo impianto, consumi annui di centinaia
di
> migliaia di tonnellate di biomassa.
> Perché è vero che le biomasse sono rinnovabili, ma infinite no!
> La natura ogni anno oltre non è in grado di andare e con la natura,
> all¹insegna dello sviluppo sostenibile, occorre andar d¹accordo.
> In primo luogo non si devono sprecare le biomasse: un impianto di sola
> produzione d¹energia elettrica alimentato a biomasse ha un rendimento
> energetico che, nella migliore delle ipotesi, è la metà di quello che oggi
si
> può ottenere per produrre energia elettrica con il gas naturale.
> Un impianto di teleriscaldamento alimentato a biomasse per la sola
produzione
> d¹energia termica ha lo stesso rendimento di un analogo impianto a gas.
> La produzione d¹energia elettrica mediante biomasse è invero cosa buona,
ma
> solo se il calore generato è utilizzato e non disperso, e ciò è appunto
> possibile con gli impianti di cogenerazione che distribuiscono l¹energia
> termica con il teleriscaldamento.
> Equilibrio con la natura significa dimensionare la richiesta di biomasse
con
> la relativa capacità di crescita e reperimento in loco, in modo da
garantire
> agli investimenti realizzati un futuro sul lungo periodo.
> Certo questi principi non possono trovare accoglimento da parte di chi,
> ragionando in puri termini economici, e facendo affidamento su importanti
> contributi pubblici, conta di realizzare attività facendo arrivare
biomasse
> anche e soprattutto da lontano o addirittura da paesi esteri, con acquisti
> speculativi, a fronte magari di un quadro tariffario dell¹energia
elettrica a
> lui favorevole e svincolata da ogni logica di mercato.
> Si ritiene pertanto opportuno ribadire, al fine di ottenere benefici
> ambientali reali e concreta efficienza energetica, che:
> - Gli impianti che utilizzano biomassa vegetale debbano essere realizzati
in
> ambito ove le stesse sono disponibili in loco in misura idonea alle
necessità;
> - La massima efficienza energetica viene raggiunta con la cogenerazione e
cioè
> con la produzione congiunta d¹energia termica (80-90%) ed energia
elettrica
> (max 20%).
> La cosa più grave è dunque trasformare biomassa legnosa in solo energia
> elettrica poiché, fra tutte le forme di trasformazione, questa è
sicuramente
> la meno efficiente.
> Nell¹Europa centro meridionale le filiere che funzionano sono
esclusivamente
> di tipo ³termico a carattere locale e a piccola scala².
> Vi è quindi la speranza che chi ha a cuore l¹interesse pubblico ragioni
> diversamente e sia consapevole che la rinnovabilità delle biomasse non sia
> un¹autorizzazione al loro spreco con costi ingiustificati a carico di
tutta la
> collettività.
>
> F . I . P . E . R .
> Federazione Italiana Produttori Energia da Fonti Rinnovabili

  

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