Nell'anniversario della morte di Maria Callas, un episodio sconosciuto della
vita della celeberrima cantante
2007-09-15 - Nessuna libro ne parla. Né quelli che raccontano la vita di Maria
Callas e neppure quelli dedicati a Pio XII. Eppure, tra i due celeberrimi
personaggi, nella primavera del 1954 ci fu un incontro.
Un incontro piuttosto insolito. In genere, sono i fedeli che chiedono
udienza al Papa e solo pochissimi al mondo riescono ad ottenerla. E si
tratta sempre di personalità di grandissimo rilievo, regnanti, capi di
Stato, primi ministri, ambasciatori, eccetera. In questo caso, fu il Papa
Pacelli a sollecitare un incontro con Maria Callas.
Come è noto, Pio XII era un appassionato di musica classica. Da giovane
aveva imparato a suonare il violino. Ed essendo vissuto a lungo in Germania,
era anche un esperto della musica wagneriana. Aveva ascoltato alla radio una
edizione del "Parsifal" di Wagner, con la Callas nella parte di Kundry, e
ne era rimasto così colpito da desiderare di conoscere quella fantastica
interprete. Attraverso i suoi funzionari prese contatti con il marito della
Callas e si fissò la data per un'udienza privata.
Questo singolare episodio me lo raccontò lo stesso marito della Callas,
Giovanni Battista Meneghini, nel 1980, quando lavoravo con lui alla stesura
del libro "Maria Callas, mia moglie". E' un episodio che non venne mai
ripreso dai biografi di Pacelli. Forse perché potrebbe sembrare irriverente
che un Papa abbia voluto incontrare una cantante lirica, che era inoltre di
religione ortodossa. Invece, a mio parere, è un episodio molto
significativo, che dimostra quanto grande fosse l'amore di Pio XII per la
musica.
L'invito fu fatto a Meneghini e a sua moglie nell'autunno del 1953.
Meneghini accettò molto volentieri. La Callas con meno entusiasmo. Essendo
ortodossa, non aveva molte simpatie per il Papa cattolico. Il giorno fissato
per l'udienza era freddo e piovoso e la Callas non volle uscire di casa.
Così non si presentò all'udienza.
Alcuni mesi dopo, Meneghini ricevette una lettera da monsignor Federico
Callori di Vignale, che era allora maestro di camera di Pio XII. Il prelato
gli faceva notare l'indelicatezza commessa mancando all'appuntamento già
fissato, ma aggiungeva che Il Papa rinnovava l'invito.
Questa volta, Meneghini e la Callas andarono all'udienza privata.
Meneghini portò anche sua madre, che era cattolicissima. Certamente negli
archivi vaticani c'è tutta la documentazione di questo incontro con le
relative fotografie.
Secondo quando mi riferì Meneghini, il Papa, dopo le presentazioni di
rito e i convenevoli, si rivolse alla Callas e le disse: <<Ho ascoltato il
"Parsifal" alla radio. Lei mi ha dato una grande emozione ed è per questo
che ho voluto conoscerla>. E cominciarono a parlare di musica. Il Papa disse
ancora: <<Mi dispiace che non abbiate cantato quell'opera in tedesco, cioè
nella versione originale. Wagner in italiano perde moltissimo>>.
<<La trasmissione era fatta per l'Italia>>, ribatté la Callas. <<Se
avessimo cantato in tedesco, pochi avrebbero capito>>.
<< È vero>>, disse Pio XII. <<Ma la musica di Wagner è impensabile
staccata dalle parole che Wagner stesso ha scritto. È una musica nata
insieme alle parole, quindi inscindibile da esse>>.
<<Non sono affatto d'accordo>>, ribatté la Callas. <<Nella versione
originale l'opera è indubbiamente più completa; ma nella traduzione italiana
non è da meno. Per comprendere a fondo la musica, è indispensabile capire
il senso delle parole>>.
Meneghini mi disse che la Callas si infervorava sostenendo le sue idee
in contrasto con quelle del Papa e lui, che la conosceva bene, temeva che
uscisse con qualche battuta poco rispettosa, per questo si intromise
cercando di sedare il discorso. I due continuarono a parlare di musica.
Soprattutto di musica tedesca. Alla fine, il Papa regalò alla Callas e alla
mamma di Meneghini un rosario in madreperla e li congedò con la sua paterna
benedizione.
<<Mia moglie riportò una grande impressione da quell'incontro>>, mi
disse Meneghini. <<Era rimasta molto colpita soprattutto dalla cultura
musicale di Pio XII>>.
Secondo quanto mi raccontò Meneghini, la Callas era molto religiosa.
Anzi, lui diceva che era "fanatica" della religione. Mi fece vedere le
lettere che la moglie gli scriveva quando era in giro per il mondo, e in
quelle lettere Dio era molto spesso citato. Il successo, la salute, il bel
tempo e tutte le cose belle della sua vita, Maria le attribuiva alla bontà
di Dio. Aveva un concetto tutto particolare di Dio: il "suo" Dio si
schierava sempre dalla sua parte, la difendeva dai nemici, la vendicava.
Quando sentiva che un collega, dal quale aveva ricevuto qualche sgarbo, non
aveva avuto successo, diceva: <<Dio mi ha vendicata>>. Anche i suoi trionfi
li attribuiva alla giustizia di Dio: <<Lui ha visto i miei sacrifici e le
mie sofferenze e mi ha fatto giustizia>>.
Secondo Meneghini, la Callas pregava molto. <<In ogni città>>, mi
disse, <<prima di andare in scena, si recava in qualche chiesa e restava a
lungo inginocchiata, immobile come una statua. Quando cantava alla Scala,
prima delle recite dovevo accompagnarla in Duomo: si inginocchiava davanti a
una statua della Madonna che si trovava appena entrati in chiesa, e
rimaneva lì, a pregare, anche per mezz'ora. Per ingannare il tempo io
andavo a visitare i vari altari e le statue>>.
Nonostante avesse sposato un cattolico, era rimasta di religione
ortodossa, ed era molto legata alla sua Chiesa. In una lettera scritta al
marito dall'Argentina nel maggio 1949, ho potuto leggere: <<Ieri sono andata
alla chiesa greco-ortodossa ad accendere una candela per noi. Vedi, la
nostra Chiesa la sento di più della vostra. Strano, ma è così. Forse perché
ci sono abituata, o forse perché vera-mente la Chiesa ortodossa è più calda,
più festosa. Non che non mi piaccia la tua, che è anche mia adesso, ma ho
una forte debolezza per la Chiesa ortodossa>>.
Renzo Allegri