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"Pane burro e medicine" (Carosello, 2006) |
Omar Pedrini “Pane burro e medicine”
Etichetta: Carosello Brani: Amore fragile / Nel mio profondo / Shock (dolcissimo shock) / La follia / 3 volte lacrime / Dimenticare Palermo / Ora che ci sei / Ragazzo non aver paura (No fear no pain) / Strana sera Produttore: Omar Pedrini
Tra gli effetti collaterali del rock italiano c’è la germinazione di spore impazzite, ingestibili e supponenti: una delle più pericolose è senz’altro l’ex leader dei Timoria, quello che va pazzo per il vino e per gli happening psichedelici, un po’ anarchico un po’ bohemienne, quello con dei limiti vocali troppo evidenti per essere veri, quello con un ego della madonna capace di buttar giù dalla torre, nel momento di massimo successo, persino un cantante come Francesco Renga, quello che aveva riccioli lunghi da metallaro e ora si è fatto un taglio sbarazzino alla Beckham, Omar Pedrini insomma. Il nuovo disco solista arriva a pochi mesi di distanza da un accidente cerebrovascolare per il quale il nostro ha rischiato di lasciarci le penne e noi lo approcciamo con affetto perché non può che esserci simpatico chi, quando sbaglia, sbaglia grosso, e non pensa neanche lontanamente ad attutire il colpo, e anche perché parliamo di uno che ha pur sempre scritto Via Padana Superiore ed ha una delle compagne più fighe dello showbiz.
Pacificata l’anima, dunque, si può ascoltare Pane burro e medicine con le orecchie pulite da preconcetti ed apprezzare un pop battistiano indurito appena un po’ da chitarre rock che graffiano il giusto e da testi che lasciano stare per una volta la smania di essere per forza guru di nonsochì e mettono in campo i sentimenti. E’ un disco quasi sanremese, con cori un pizzico paraculi e assoli di chitarra scontati quel tanto che basta per piacere. E allora: Amore fragile è malinconica e ti entra in testa in meno di un minuto, Ora che ci sei un rockettino dedicato al proprio amore, Strana sera è una ballata diretta come la farebbe Gianna Nannini («in questa strana sera/la vigna il cielo e le fabbriche/non tornerò per cena/non mi aspettare ma ci sarò/sarò l’aria intorno a te»). Poi capita di trovare canzoni che se il disco non avesse soltanto nove pezzi chiameremmo riempitivi (Ragazzo non aver paura e l’inutile rilettura dei Diaframma di 3 volte lacrime), ma capita anche che Omar tiri fuori il colpo dell’estate, è il caso del riff di Shock, pezzo che sta sbancando nelle radio ironizzando sulla sua malattia («le crocerossine che mi fanno guarire/pane burro e medicine») e sul suo rapporto con una femme fatale («le tue mutandine che mi fanno morire/quando sono così vicine»). Pane burro e medicine è in definitiva un disco sul quale non ce la sentiamo di sparare a zero: a conti fatti le luci pareggiano le ombre e non è affatto poco, considerata il brutto precedente solista di Omar.
E anche se si gioca all’innamorato, l’anima non si cambia tanto facilmente e la spavalderia di chi è cresciuto a sesso droga e rock’n’roll torna a farsi sentire in Dimenticare Palermo, ballata dedicata alla coppia più maudit degli ultimi anni, Bertrand Cantat e Annemarie Trintignant.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 07 Aug 2006 alle 17:22 |
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