Le donne a volte sono scontrose
o forse han voglia di far la pipì…
Comunque da Paolo Conte han dovuto tenersela.
Andare a quella degli uomini, ma senza chiave, voilà.
E’ pioggia che ci bagna, quella di Teramo.
Transenne, lamiere, serrande abbassate, pioggia sulle insegne…
Nella grande oscurità un po’ randagi ci sentiamo noi…
Non cerco una casa cinese dipinta di blu.
Solo un parcheggio, che trovo. Ma chiude alle ventuno.
E il gioco d’azzardo per trovar posto
in quel cinema del ‘900,
ça va, ça va
Seduto quasi in cima a un paracarro,
ma fan piacere più di un bel mazzo di rose
le quasi due ore d’elegia del concerto.
Ritmi sconfinati, musica di ruggine, canzoni anfibie.
Tutto un ingranaggio. Dalle moto al silenzio.
L’oboe sulla collina, il piano a quattro mani, fiati luccicanti, i tasti del bandoneon,
il kazoo che fa orchestra, il braccio-locomotiva del sosia di Jimmy Villotti…
Fotogrammi.
E lui neanche una parola: qualche gesto – lento, qualche smorfia - patriarcale
(altro che macaco). Arte. Incantesimo. Nostalgia del Mocambo.
Noi arresi in braccio alla musica:
anime segrete fregate da un’ispirazion,
sete di dadaismo, di astrazion…
Quando mai, fuori di qui.
Ma Teramo ha i giorni tutti uguali (non il 22 e 23 gennaio).
Tapini noi: nelle tenebre bellissime, torniamo al sonno elefante.
Za-za-ra-za Za-za-ra-za
Grottammare 25. 01.’07 Più Paolo Conte che P.G.C.