“007 Casino Royale” di Martin Campbell
James Bond è finalmente tornato ed è ufficiale che con il 21esimo episodio della saga tratta dai romanzi di Ian Fleming sia cominciato il tanto sospirato processo di svecchiamento dell’agente segreto più famoso al mondo. Con “Casino Royale” del regista neozelandese Martin Campbell cambiano infatti tante cose rispetto ai precedenti film: agevolati dal cambio dell’attore protagonista, col sorprendente Daniel Craig al posto dell’eccessivamente compassato Pierce Brosnan, i produttori e gli sceneggiatori hanno deciso di aggiornare James Bond ai tempi attuali, con i servizi segreti indaffarati a combattere minacce tipiche del XXI secolo come il terrorismo o i traffici dei mercanti d’armi. In “Casino Royale” si narrano le vicende iniziali della carriera da 007 di James Bond, l’apprendistato per divenire un doppio zero (per cui bisogna aver ucciso almeno due persone), gli screzi con M (una gradevole Judi Dench) ma anche i suoi primi turbamenti amorosi. Accompagnato da molte polemiche sia per la scelta di un protagonista principale giudicato assolutamente inadatto (ridicolo il tentativo di bloccare la scelta di Craig attraverso la petizione via internet Craignotbond.com) e per la decisione di introdurre molta più violenza nel film, “Casino Royale” si presenta fin da subito come avvincente, spettacolare, con un James Bond ovviamente diverso rispetto ai predecessori ma per questo non meno convincente; le scene d’azione rasentano la perfezione, su tutte quella iniziale dell’inseguimento in terra africana, quella dell’aeroporto di Miami con il nostro Claudio Santamaria come sparring partner cattivo e quella finale di Venezia, molto vicine allo stile blockbuster americano ma comunque credibili e mai assurde nella loro spettacolarità. Daniel Craig, propone un James Bond incentrato assolutamente sulla fisicità, sulla potenza muscolare necessaria per combattere i potenti malvagi del mondo che non rinuncia comunque ad un tipico humour british; “Casino Royale” ci presenta inoltre un James Bond differente anche negli affari di cuore, non ancora cinico tombeur des femmes, già incline al fascino femminile e alle relazioni pericolose ma capace anche di innamorarsi di Vesper Lynd, l’unica donna di cui si innamorerà mai e che gli provocherà tanta sofferenza e lo segnerà nelle relazioni con tutte le successive Bond girls. Al fianco di Craig due bellezze totalmente diverse fra loro: la nostrana Caterina Murino (ribattezzata precocemente dagli addetti la nuova Monica Bellucci) e l’ambigua Eva Green, già ammirata in “The dreamers” di Bertolucci, che qui conferma tutto il suo talento e il suo fascino enigmatico. A completare il cast il misterioso personaggio di Giancarlo Giannini (Mathis) e un cattivo inquietante ed efficace impersonato da Mads Mikkelsen (Le Chiffre), impegnato insieme a Craig nella scena più pubblicizzata e più discussa, ovvero quella della tortura dell’agente segreto, annunciatasi come molto forte ed esplicita e confermatasi tale. Su tutto va riportata una frase che evidenzia questo nuovo corso della saga che James pronuncia al telefono con M, che lo rivorrebbe a lavoro ma gli offre un periodo di riposo dopo la conclusione della missione: “Nessun riposo. La puttana è morta, torno a lavoro”. Il film si rivela uno dei migliori degli ultimi della serie, con protagonisti azzeccati, trame avvincenti che sembrano non rivelare mai il finale e con scene e scenari decisamente straordinari.
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