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Enrico Brizzi (foto©Francesco Monti/Superitalianz)

«Nessuno mi chiamerà più giovane scrittore»

di Pierluigi Lucadei

La fresca pubblicazione del nuovo romanzo, “Il pellegrino con le braccia d’inchiostro”, è l’occasione per incontrare Enrico Brizzi e realizzare con lui un’intervista tra il serio e lo spassoso. L’autore di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” e “Bastogne” continua ad essere uno degli autori più amati del nostro Paese. E uno dei più esuberanti e versatili, visto che il ruolo di semplice scrittore sembra stargli stretto e da anni non disdegna entrate a gamba tesa negli ambienti del rock e del fumetto. Con noi, Enrico Brizzi parla proprio come un fumetto.

Di cosa parla il tuo nuovo romanzo?

Parla di quattro viandanti italiani e un pellegrino svevo, e di come le loro strade si intrecciano. È eroicomico, Sir. Non un thriller, ma a tratti ci va vicino, a tratti lontanissimo.
Chi è il personaggio supertatuato che c’è in copertina?
Bernhard Hartmann, alias il pellegrino dalle braccia d’inchiostro, così come l’ha immaginato il grande Lorenzo Mattotti.
Hai voce in capitolo quando si tratta di scegliere la grafica dei tuoi romanzi?
Qualcosa più che "voce in capitolo", Sir.
Vuoi riportare in auge il romanzo ‘on the road’?
Ha mai smesso di essere in auge?
Che tipo di viaggiatore sei?
Poliedrico. Mi piace andare lontano in aereo, ma anche camminare settimane zaino in spalla e guadagnare ogni collina a forza di gambe.
Ho conosciuto più di una ragazza che ha deciso di andare a studiare un anno negli Stati Uniti dopo aver letto “Jack Frusciante”. E’ il potere dell’opera creativa, che può andare oltre anche le previsioni dell’artista che la concepisce?
Immagino di sì. Ma è una fortuna che la volontà e le previsioni dell’artista siano superate dalle reazioni dei lettori… Mi fosse apparso Satana, nel 1994 intendo, avrei senz’altro scambiato la mia anima con la promessa che la prima tiratura Transeuropa da mille copie andasse esaurita. Invece ho fatto meglio a tenermela stretta.
Hai dati sulle tue vendite? Oltre a “Jack Frusciante” ci sono altri tuoi titoli che continuano a vendere anche a distanza di anni?

Nessuno fra i vecchi titoli tiene il passo di “Frusciante”, con le sue decine di migliaia di copie all’anno dopo tredici calendari completi dall’uscita. Ma in generale non tengo dati sulle vendite come una formichina diligente: da vera cicala, preferisco occuparmi degli anticipi sui nuovi titoli.
Com’è stato riprendere in mano “Bastogne” dieci anni dopo e realizzarne una versione graphic?
Il merito dell’operazione va quasi interamente a Maurizio Manfredi, che mi ha contattato presentandomi i suoi lavori precedenti, essenzialmente la serie Superanarchico. È nata un’ottima sintonia, e ci siamo imbarcati in quest’avventura lunga due anni che ha prodotto un oggetto-killer come una graphic novel di duecento tavole perfettamente inedite. La soddisfazione ci ubriacò a tal punto che ci lanciammo, in queste settimane, sulle tracce di uno spin-off…
Cosa sono oggi scrittori come te, come la Ballestra, per certi versi come Ammaniti? Dei quasi classici? Degli ex enfant prodige? Ex pulp? Piccoli Tondelli Crescono? Punti di riferimento?
Silvia Ballestra è un’amica che vedo troppo di rado. Ammaniti lo vedo ancora più di rado, ma è un bravo ragazzo immune dalle pesantezze del mestiere. Quanto a me, ho trentadue anni, il sesto romanzo solista sugli scaffali e vado per la mia strada senza guardare in casa degli altri.
Che ricordo hai di quella stagione – parlo della metà degli Anni Novanta – di grande fermento nel nostro Paese, con i vostri romanzi che passavano di mano in mano e i grandi dischi del ‘nuovo rock italiano’ che cementavano una generazione di adolescenti e post-adolescenti?
Parli come un libro di storia, Sir. Lo sai che parli come un libro di storia, vero?
C’è una band la cui musica pensi si addica più di altre a questo preciso momento della tua vita?
I Primus di “Electric Uncle Sam” che mi stanno suonando or ora nelle cuffie vanno benissimo.
Che importanza dai al reading, alla pubblica lettura di stralci di un romanzo, magari accompagnato dalla musica?
È più divertente che presentare il romanzo in biblioteca, ma è anche una forma antica di narrazione. Certo, gli aedi della Tebaide si facevano accompagnare da lire e cembali, mentre a me è toccato in sorte il rock elettrico di Frida X e Numero6… Dici che agli aedi della Tebaide sarebbe dispiaciuto?
Emidio Clementi o Manuel Agnelli?
Mimì è un caro amico. Agnelli ci ha regalato potenza e rigore. Tutti e due hanno lavorato per maggior gloria delle parole in musica.
Emidio Clementi o Cristiano Godano?
Mimì e Cristiano sono cari amici. Anche Cristiano ha lavorato per maggior gloria delle parole in musica.
Zanardi o Pompeo?
Pompeo. A friend in need is a friend indeed.
Family Day o Luxuria in Parlamento?
Che ne dici, Sir,  di un messaggio trasversale che ho letto su un muro di Roma: "Solidarietà-a-monsignor-Bagnasco-vergogna"?
Il titolo di un romanzo che, letto in troppo giovane età, può trasformarti in una mela marcia della società ma anche in un grande narratore?
“Bastogne”.
Il titolo di un film così brutto che se dovessi accendere la tv e ritrovartelo davanti non resisteresti alla tentazione di tirargli contro il posacenere?
Non me lo far dire. Però la colonna sonora spaccava.
Com’è il romanzo che hai sempre voluto scrivere e non hai ancora scritto?
Un romanzo di centoquarantaquattro capitoli ambientato dentro un labirinto, con una creatura metà Borges metà castoro ferma al centro a digrignare le chele. L’azione prende quota quando una pattuglia di politici e starlette italiani si perdono nel labirinto. Allora il Primo Ministro Pierre Ferdinand convoca il suo ex compagno di scuola Yuri Loparco a palazzo: Pierre Ferdinand, infatti, sa che Loparco in realtà gode di superpoteri. È lui, Yuri Loparco, l’idolo mascherato di grandi e piccini noto alle cronache come SUPERTOGNAZZI. Nel terzo capitolo SUPERTOGNAZZI sorvola senza problemi il labirinto, lancia barrette energetiche e bottiglie di acqua minerale (da un litro e mezzo, tutte in vetro) ai politici perduti e poi si avventa contro la creatura metà Borges e metà castoro… Il combattimento dura settanta capitoli. Ancora mi manca l’idea per il finale, ma appena arriverà, posso imbarcarmi in questa titanica impresa puntando deciso i maggiori premi letterari. Ci vorrà qualche anno di lavoro disperato, me ne rendo conto, Sir, ma a quel punto nessuno mi chiamerà più giovane scrittore…

 Pierluigi Lucadei

Interviste

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