Galloni il sovversivo
di Lucio Garofalo 19/03/2008 - Con 30 anni di ritardo, in Italia si viene a conoscenza di una verità già ipotizzata nel lontano 1978: le Brigate Rosse furono infiltrate da agenti segreti della CIA, l’intelligence nord-americana, e del Mossad, i temibili servizi segreti israeliani. Solo che allora, nel 1978, ad avanzare tale ipotesi erano soltanto alcune voci della sinistra extraparlamentare, ossia organizzazioni politiche come, ad esempio, Avanguardia Operaia, Lotta Continua (e l’omonimo quotidiano), tacciate di “antiamericanismo ideologico”. Invece, questa è la novità, l’autorevole ed insospettabile fonte della notizia è niente meno che l’ex vice-segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana di Aldo Moro, Giovanni Galloni, che di certo non era e non è sospettabile di antiamericanismo. Ebbene, non è casuale che le preoccupazioni esternate da Moro al suo vice Galloni risalgano al periodo successivo al 1974, anno in cui avvenne l’arresto di Renato Curcio, Franceschini e degli altri leader che componevano il nucleo storico fondatore delle Brigate Rosse. Dopo quegli arresti, infatti, l’organizzazione brigatista si trovò ad essere totalmente decapitata, ovvero privata della sua mente pensante e del suo gruppo dirigente, per cui fu un'operazione molto semplice infiltrarla da parte dei servizi segreti statunitensi ed israeliani. I quali, ovviamente, si adoperarono per insinuare tra i brigatisti quegli agenti più capaci di diventare in breve tempo dirigenti e prendere in mano le redini dell’organizzazione, per poi compiere quei passaggi e quelle azioni che hanno fatto la storia del nostro Paese. Mi riferisco anche e soprattutto al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro. Il quale, vale la pena ricordarlo, era un’eminente personalità politica italiana, segretario nazionale del partito di maggioranza relativa, ma soprattutto era una figura alquanto scomoda e ingombrante, sia all’interno della stessa Dc, dove era osteggiato da varie correnti (si pensi ai dorotei e agli andreottiani) sia all’estero. In modo particolare Moro era inviso agli Stati Uniti a causa della sua propensione al “compromesso storico” con il Partito Comunista, e sgradito allo Stato d’Israele in virtù del suo aperto orientamento filo-arabo. Probabilmente, non sarebbe male se si facessero vivi, seppure con notevole ritardo, altri autorevoli personaggi della vecchia DC, per far luce sulle numerose vicende politiche del nostro passato (non più tanto recente) che restano ancora nell’ombra o sono precipitate nell’oblio, in modo particolare sui tragici avvenimenti di quella fase storica battezzata come “anni di piombo”. Anni terribili e cruenti, segnati da feroci stragi di Stato, da una lunga sequenza di orrendi delitti di matrice soprattutto neofascista che hanno insanguinato la vita del Paese, creando un clima di terrore e repressione violenta scatenata soprattutto contro i movimenti sociali e popolari sorti nelle scuole e nelle università, nelle fabbriche, nelle piazze, movimenti di lotta generati soprattutto in seguito alle esaltanti esperienze del biennio 1968/69. Quando comparirà qualche altro Galloni a rivelare che gran parte di quei tragici “episodi” sono riconducibili ad un’unica regia, vale a dire a quella che fu denominata “strategia della tensione”, non sarà mai troppo tardi! Mi auguro, ad esempio, che qualcuno che sa veramente le cose e che conta (o contava) politicamente, si faccia vivo per raccontare la verità sulla vicenda di Adriano Sofri e dei suoi compagni di sventura, per riabilitarli e scagionarli dalle accuse, ma più in generale, sulla vicenda di Lotta Continua (definita all’epoca come “il movimento del casino organizzato”, e poi confusa ed accomunata ad organizzazioni eversive ed armate come le BR) e di altre simili esperienze politiche, ingiustamente e artatamente criminalizzate, al fine di screditare ed accusare un’intera generazione di giovani ed un intero ciclo di lotte sociali che hanno contribuito a far progredire notevolmente la nostra società sul versante dei diritti sindacali e civili e delle libertà democratiche. Magari, fra altri 30 anni... Lucio Garofalo
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