2007-10-11 - Secondo uno studio Cergas Bocconi i prezzi al pubblico dei farmaci su ricetta, lanciati dopo il 1990, in Francia, Inghilterra, Germania e Spagna sono superiori fino al 42% rispetto all’Italia. Negli Usa costano più del doppio
Per i farmaci con obbligo di prescrizione (che costituiscono circa il 90% della spesa per medicinali nelle farmacie del paese), introdotti sul mercato internazionale dopo il 1990, l’Italia ha prezzi minori rispetto ai principali paesi Ue e agli Usa. In queste nazioni, infatti, salvo i Paesi Bassi, tali farmaci hanno prezzi al pubblico superiori dal 3,5% al 139%, mentre i prezzi che l’industria pratica alla distribuzione sono ovunque superiori all’Italia, dall’11% al 183%.
Si tratta della principale e più chiara evidenza che emerge da un confronto del Cergas Bocconi (Centro di ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale), in collaborazione con Farmindustria, tra prezzi dei farmaci su ricetta. Lo studio riguarda Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Grecia, Paesi Bassi e Stati Uniti e confronta i pr! ezzi medi dei primi 300 principi attivi per fatturato e volumi di vendita dispensati nelle farmacie aperte al pubblico.
Se si guarda infatti ai farmaci lanciati sul mercato internazionale dopo il 1990, l’Italia presenta prezzi al pubblico superiori solo ai Paesi Bassi.
Differenza nel prezzo al pubblico rispetto all’Italia (prodotti introdotti dopo il 1990):
Fonte: Elaborazioni Cergas su dati IMS Health
I prezzi industriali, ovvero i ricavi del produttore, sono sistematicamente inferiori a tutti gli altri paesi:
Usa | +183% |
Germania | +25% |
Regno Unito | +18% |
Grecia | +18% |
Paesi Bassi | +14% |
Spagna | +12% |
Francia | +11% |
Fonte: Elaborazioni Cergas su dati IMS Health
“Il posizionamento dell’Italia rispetto ai prodotti lanciati sul mercato dal 1990 è molto chiaro ed è, almeno in parte, frutto delle misure sistematiche di taglio dei prezzi degli ultimi anni,” spiega
Claudio Jommi, responsabile dell’Osservatorio Farmaci del Cergas Bocconi e coordinatore della ricerca. “E’ importante sottolineare come lo studio sui prodotti lanciati dopo il 1990 abbia considerato diversi indici di prezzo, diverse ipotesi di estrazione dei dati, diverse modalità di conversione dei prezzi, ad esempio considerando il potere di acquisto dell! e diverse valute: il risultato però non cambia”.
“Questo studio non ci coglie di sorpresa,” spiega
Sergio Dompé, Presidente di Farmindustria, “e conferma quanto le imprese del farmaco sostengono da tempo: i prezzi dei medicinali in Italia sono tra i più bassi in Europa. Un “primato” negativo che si riflette – non poco – sulla competitività delle aziende operanti nel paese. Per puntare in alto la ricerca ha bisogno di regole certe e stabili e di politiche dei prezzi in linea con quelle europee, che riconoscano il valore degli investimenti e dell’innovazione. Recuperare questo gap è possibile. E’ necessario però fare presto per non perdere il treno nella corsa per la competitività. Prendere quello successivo significherebbe infatti arrivare drammaticamente tardi.”
Estendendo il confronto a tutti i pro! dotti lanciati prima e dopo il 1990, Francia (+8%), Regno Unit! o (+11%), Germania (+49%) e USA (+120%) hanno prezzi al pubblico maggiori rispetto all’Italia, mentre Paesi Bassi (-27%), Spagna (-10%) e Grecia (-8%) hanno prezzi inferiori. Riguardo invece i prezzi industriali, il nostro paese presenta prezzi inferiori a tutti gli altri, fatta eccezione della Spagna.
“Il posizionamento dell’Italia è quindi chiaro se si guarda ai prodotti lanciati dopo il 1990. E’ più incerto se si considerano tutti i prodotti e se si guarda ai prezzi al pubblico,” osserva Claudio Jommi, “anche se i confronti costruiti sulla base della struttura dei consumi nel nostro paese mostrano che in Italia i prezzi sono comunque inferiori ai principali paesi Ue”.