2007-07-27 - Dopo la grande apertura di mercoledì scorso con l’Aterballetto, la 21^ edizione del Camerino Festival si avvia a proporre una fitta serie di concerti, che si articoleranno tra il Teatro Marchetti, la Sala Consiliare di Palazzo Bongiovanni e la Chiesa di San Filippo tra il 29 luglio e il 18 agosto, giorno di chiusura della rassegna internazionale.
Il prossimo appuntamento sarà con il Sestetto Mirò che presenterà, domenica 29 luglio presso la Sala Consiliare di Palazzo Bongiovanni, un bel programma con i Quintetti per fiati e pianoforte di Mozart (K. 452) e Beethoven (op. 16), un Trio per flauto, fagotto e pianoforte di un inedito Donizetti e il Sestetto per fiati e pianoforte del francese Francis Poulenc. Il Sestetto Mirò è composto da alcuni dei migliori strumentisti a fiato italiani, Michele Marasco (flauto), Diego Dini Ciacci (oboe), Marco Ortolani (clarinetto), Guido Corti (corno), Paolo Carlini (fagotto) e da Fabrizio Datteri, uno dei molti talenti emersi dall’Accademia Pianistica di Imola. Inoltre, alcuni dei componenti del gruppo stanno tenendo in questi giorni a Camerino delle master classes, nell’ambito di una iniziativa parallela, il Camerino Giovani Festival, corsi di perfezionamento musicale organizzati dallo staff del Camerino Festival in collaborazione con l’Associazione MusicaTemporis di Pistoia. Ai corsi sono iscritti una cinquantina di ragazzi, che svolgono le loro attività presso vari luoghi della città: il teatro Marchetti, la sala consiliare, le altre sale del palazzo comunale, le scuole elementari e medie...
Tra le iniziative didattiche rientrano anche una serie di concerti pomeridiani, ad ingresso libero, che si svolgeranno nel cortile del Palazzo Comunale e nella Sala Consiliare. Venerdì 27 luglio alle ore 17.30, si esibiranno a Palazzo Bongiovanni i migliori allievi delle classi di violino e di orchestra del M° Mauro Ceccanti.
Camerino, teatro Filippo Marchetti, “WAM” e “Rossini cards” di Mauro Bigonzetti
UN VIAGGIO ONIRICO. UN VIAGGIO IRONICO. RICORDANDO I MOBILES DI ALEXANDER CALDER
Il Camerino Festival, sempre con l'attenta e competente direzione artistica di Francesco Rosati e la cura appassionata del suo Presidente Corrado Zucconi Galli Fonseca, si è aperta con un balletto, proposto dalla compagnia emiliana Aterballetto, da anni punto di riferimento della danza italiana. Il Festival prosegue con un interessante programma (imperdibile il concerto di Stefano Bollani nella versione "piano solo") fino al 18 agosto in tre luoghi del centro storico della città ducale, il teatro comunale, la chiesa di San Filippo e la sala consiliare del palazzo comunale.
“Definirei WAM un viaggio onirico intorno alla musica e al personaggio di Mozart. Un sogno: non narrato, ma vissuto in una dimensione diversa”. Così Mauro Bigonzetti parla della sua coreografia, un testo drammaturgico molto criptico, sia riguardo al personaggio che alla storia. Il balletto non è biografico e non ha un andamento narrativo, ma presenta situazioni mozartiane, simboli e rimandi alla vita e all'ambiente familiare del compositore. I quadri scorrono lievi e leggeri, come le pagine di un libro, mentre l'atmosfera si mantiene particolarmente densa.
Il gesto, come sempre in Bigonzetti, smuove l'anima e il cervello, il sentimento e la razionalità; è un gesto che sembra scaturire quasi di getto, naturale, spontaneo, emanazione del corpo come il respiro; un gesto asciutto, rapido, sintetico che crea una scrittura coreografica fortissima, asciutta, drammatica. Lunghi e riposati risvegli, prese aeree, i soliti contorcimenti, i soliti, vibranti “stomp” sui legni del palco, prodotti dalle scarpe o dai piedi nudi.
Il sestetto per soli uomini con le scarpe dal tacco rosso, poi l'intenso pas de deux con gli abiti rossi pieno di passione amorosa (“voi che sapete che cos'è amor..”), l'assolo col piccolo pianoforte sgangherato, un passo a tre plastico e morbidissimo, l'assolo del ballerino con la gonna, con quegli occhi che emanano una grande forza magnetica e, nel finale, gli uomini se ne vanno lentamente, mentre, nel silenzio, le luci scemano, le donne issate sulle spalle a testa in giù, le gambe a formare delle grandi V verso il cielo.
Tutta la compagnia è impegnata, con parti solistiche che emergono in assoli, duetti, trii, quartetti e altri pezzi per soli uomini, una danza variegata, ma al tempo stesso sottovoce, con la presenza costante del pianoforte, elemento inscindibile da Amadè (le musiche sono quasi interamente eseguite dal vivo da Bruno Moretti). I costumi di Maurizio Millenotti sono in stile settecentesco, ma stilizzato e rivisitato, un contemporaneo con tocco rococò; particolarmente belli quelli degli uomini, con le mutande molto sgambate indossate con sopra dei busti e giacche senza maniche dalle lunghe code, oppure il solista con la gonna trasparente lunga fino a terra e il busto nudo.
In abbinamento è stato presentato Rossini cards su musiche del pesarese (anche queste in gran parte suonate dal vivo da Bruno Moretti), che unisce la consueta, riconoscibile scrittura coreografica di Bigonzetti a una notevole ironia: ne deriva una creazione divertente e divertita, che inizia con la compagnia schierata davanti al sipario chiuso, tutti in giacca e pantaloni, poi uno si spoglia completamente e si butta giù dal palcoscenico. Poi la ricetta dei maccheroni alla Rossini e il sipario si apre su una tavola imbandita con i commensali intorno; poi assoli, duetti, trii e ensamble: figure statiche ed aeree, alcune ai limiti dell'acrobazia.
A me le coreografie di Bigonzetti ricordano sempre i “mobiles” di Alexander Calder, quel muoversi leggero nell'aria che rende aereo anche il solido più solido.
Visto a Camerino, teatro Filippo Marchetti, il 25 luglio 2007
Francesco Rapaccioni