“Manuale d’amore 2: capitoli successivi” di Giovanni Veronesi
Il nuovo film della serie “Manuale d’amore” (il regista incoraggiato dagli incassi del primo week end di programmazione - 6 milioni di euro - si è già detto più che possibilista per un terzo capitolo) è stato accompagnato nelle sale da tanta pubblicità e da notevoli rimostranze di una critica apparsa in realtà prevenuta; la sfida alla quale Giovanni Veronesi andava incontro col suo secondo film nuovamente ad episodi appariva fin da principio notevolmente ardua: come riuscire a ripetere l’exploit del primo episodio non disilludendo le aspettative dei fans, dovendo fare i conti anche con la sostituzione quasi totale di un cast che nel film precedente brillava per l’alchimia fra i personaggi molto affiatati sullo schermo? Bisogna ricordare inoltre che del film nei giorni precedenti l’uscita si era parlato quasi esclusivamente per una scena giudicata molto hot (in realtà perfettamente inerente al tema dell’episodio “L’eros”) fra il teen idol Riccardo Scamarcio e l’avvenente Monica Bellucci, l’unica grande star italiana apprezzata in produzioni internazionali. Ma se Veronesi e la squadra degli sceneggiatori hanno vinto questa difficile scommessa è anche per la capacità di affrontare temi difficili e d’attualità in maniera leggera (ma non per questo banale) e sicuramente più fruibile dal pubblico; con “Manuale d’amore 2: capitoli successivi” Giovanni Veronesi è riuscito ad evitare ogni possibile dejà–vu, diversificando le tematiche dell’amore e delle varie fasi dell’ innamoramento. Oltre alla già citata coppia Scamarcio–Bellucci dell’episodio “L’eros”, a completare un cast di assoluto richiamo ci sono Barbora Bobulova e Fabio Volo ne “La maternità” intenti a confrontarsi con le difficoltà di una coppia che non riesce ad avere un figlio ed è costretta a rivolgersi ad una clinica spagnola specializzata in fecondazione assistita, la coppia gay pro–pacs Sergio Rubini–Antonio Albanese nell’episodio “Il matrimonio” ed infine i duetti di Carlo Verdone e della stella cinematografica spagnola Elsa Pataky alle prese con le gioie ed i dolori di un amore e di un rapporto caratterizzato da una notevole differenza d’età ne “L’amore estremo”. Oltre il bravissimo ed affidabile Carlo Verdone sempre efficace nei suoi momenti comici, particolarmente convincenti risultano le accoppiate Scamarcio–Bellucci e Bobulova–Volo: la prima esprime in maniera credibile sullo schermo l’irrazionalità e l’istintualità dell’amore passionale che nonostante la pubblicizzata ed attesa scena della sedia a rotelle (Scamarcio è un giovane paziente della fisioterapista Bellucci) risulta avvincente nelle sue dinamiche di coppia; la vera sorpresa del film è però Barbora Bobulova, esilarante e incredibilmente isterica nel suo essere alle prese con “bombardamenti di ormoni bim bum bam” per rimanere incinta e poter così ovviare ai “piccoli e lenti spermini” del marito Fabio Volo. Se qualcosa non convince in questo film riguarda invece la coppia gay Rubini–Albanese, che ricalca eccessivamente gli stereotipi e i pregiudizi dell’omosessuale tipo intento a curare il proprio viso con le varie creme di bellezza e a sfiorare perennemente crisi isteriche rasenti sempre il pianto. Nonostante qualche piccolo interrogativo rimanga, il film è comunque piacevole e meritevole del successo di pubblico che sta incontrando.