The Pirate Bay sotto assedio
Risale a 2 giorni fa la condanna dei creatori di The Pirate Bay, il sito dedicato all'indicizzazione dei file torrent. Secondo la sentenza il sito avrebbe agevolato la violazione del diritto d'autore, e pertanto i colpevoli dovranno pagare un risarcimento del danno di 2,7 milioni di euro e scontare un anno di carcere ciascuno. La Baia (ovvero com'è comunemente chiamato il sito) è stato messo svariate volte sotto accusa e addirittura minacciato da hacker insidiosi. Questa volta però il tribunale distrettuale di Stoccolma ha accolto le istanze delle case discografiche che in questi anni in tutti i modi hanno cercato di decretarne la fine. TPB è un sito che contiene praticamente delle chiavi per accedere a file condivisi nella rete. Si può considerare un motore di ricerca, non creato per scopi commerciali. Quindi in sostanza nessun contenuto vero e proprio è ospitato dal sito. Ma i giudici hanno comunque ritenuto colpevoli Peter Sunde, Friedrik Neij, Gottfridd Svartholm e Carl Lundstrom. I quattro, dal canto loro, sono fiduciosi, sperando in una sentenza d'appello dall'esito diverso e continuando a tenere accessibile e funzionante il sito. Tutto il web si è stretto intorno a loro, in segno di solidarietà. La vicenda sta avendo ripercussioni nel mondo della rete, a partire da Facebook e Twitter in cui impazzano gruppi e commenti. Com'è stato giustamente affermato questo processo ha voluto colpire "un simbolo" non delle responsabilità individuali in particolare, perchè il fenomeno del file-sharing, tanto demonizzato dalle major non sarà certo intaccato da questa condanna e dalle sue conseguenze. Il problema della condivisione e dello scambio di file su Internet è ben più grande dall'incidenza di questo sito, sebbene esso sia uno strumento efficace e innovativo per lo scambio dei file torrent. Le multinazionali dell'audiovisivo però in questo momento gongolano, vedendo appagata la loro sete di giustizia. Ma se pensano che basti una battaglia per vincere una guerra, sbagliano ampiamente. In questi anni, nella loro disperata lotta alla pirateria su Internet, non si sono rese conto che i problemi sono altri e sono insiti nel sistema complessivamente inteso. Prima di tutto gli utenti che scaricano file contenenti materiale protetto da copyright non si sentono per nulla colpevoli di alcun reato, in forza di un principio auto-affermatosi secondo cui la cultura essendo troppo costosa da acquistare, può essere fruita in modi alternativi bypassando costi e intermediari di alcun genere. Quindi anche se vengono colpiti i creatori di TPB, non certo gli internauti di mezzo mondo smetteranno di scaricare film, musica e libri dal web. I prezzi troppo alti di dvd e cd ne rendono spesso impossibile l'acquisto anche per i fan più incalliti. L'esperimento di iTunes Store della Apple Inc. che permette di scaricare on-line a pagamento video, canzoni e film ha dimostrato come il popolo della rete sia intenzionato a pagare per fruire di musica e cinema, purché a prezzi più moderati. Tentare di impedire la circolazione dei file, dal più disparato contenuto, su web è un'operazione utopica se non impossibile. Cambiare le leggi e i metodi per consentire ai cybernauti di continuare ad alimentare le loro passioni no.
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