Renzo Marasca, “Un istante che c’è stato”
Ascoli P., 2006-04-13 - Escalation di consensi per Renzo Marasca: successo per l’artista jesino ad Ascoli con la personale “Un istante che c’è stato”. Continuano i consensi per il giovane pittore jesino Renzo Marasca, questa volta in terra marchigiana. Dopo la mostra a Crema, appoggiata dalla galleria Fabbrica Eos di Milano, chiude i battenti in questi giorni (sabato 15 aprile) l’esposizione “Un istante che c’è stato” presso la galleria d’arte contemporanea “L’idioma” di Ascoli Piceno. E tanti sono gli applausi che ha strappato. Molti i passi in avanti fatti durante questi anni dall’artista, da quando, dopo aver frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Ancona, ha allestito l’atelier all’interno del proprio garage per dipingere in maniera libera ciò che sentiva dentro. Ha lavorato confrontandosi prima di tutto con se stesso e poi con il resto del panorama artistico, fino a suscitare l’interesse di importanti critici d’arte come il professor Armando Ginesi, che oggi commenta le sue opere nel saggio di presentazione della mostra: “se è possibile (e sicuramente lo è) dare sembianza al dolore, alla sofferenza e al degrado fisico che ne deriva (allorquando non esiste la speranza a fare da sostegno), ebbene Marasca lo ha fatto”. Questo attraverso la rilettura del tutto personale di grandi artisti come Bertolt Brecht, Jean Michel Basquiat e Francis Bacon. È infatti la profondità degli sguardi “allucinati” a far da padrona nelle tele esposte ad Ascoli, poiché, come fa notare Marasca citando parole di Goethe, “l’orecchio è muto, la bocca è sorda ma l’occhio sente e parla”. Inoltre qualcosa di nuovo vibra ora nei suoi lavori rispetto ai precedenti: l’accenno di un cromatismo mai sperimentato prima, che rivela l’ansia di raggiungere un linguaggio sempre più capace di comunicare, a volte in modo quasi urlato.
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