Elezioni 2009, chi ha perso?
di Mario Mauro
Al termine della due giorni elettorale, mi ritrovo con una curiosità più da pettegolezzo che da effettiva coscienza civica alla ricerca dei vincitori. Spulcio tra i siti istituzionali alla ricerca di percentuali. Leggo i commenti a caldo delle principali testate giornalistiche. Cifre alla mano, scopro che Berlusconi ha vinto, anche questa volta. Ma, nonostante le cifre alla mano, sembra non essere il solo. Lo ritrovo incredibilmente in compagnia del suo acerrimo rivale, Franceschini. Ebbene, esiste uno strano meccanismo per cui il PD non vince se prende più voti; ma trionfa quando Berlusconi registra un calo rispetto alle altre volte. E non è da meno la Lega che si conferma un partito in forte ascesa. Come lo sono pure l’UDC e l’Italia dei Valori, la cui importanza appare ormai così radicata che Di Pietro ha affermato di poter eliminare il suo nome dal simbolo. Stranamente hanno vinto anche i partiti che non hanno superato la soglia del 4%. Hanno vinto le due sinistre, prendendo separatamente più voti rispetto alla vecchia coalizione Arcobaleno. I Radicali hanno confermato le stesse percentuali di quattro anni fa, indice del fatto che non hanno perso consensi. Ed i neofiti ingordi di andare in Europa non sono rimasti delusi perché anche loro, in mezzo ai grandi, sono riusciti ad avere una seppur minima visibilità. Insomma, dalle dichiarazioni dei capigruppo emerge un trionfo generale: tutti hanno vinto; nessuno ha perso… e qualcosa mi sfugge.
Eppure qualcuno ne deve essere uscito sconsolato, almeno così esigono le regole di qualunque sfida, anche elettorale. Invece, affiora una dinamica da scuola materna, in cui tutti sono stati bravi. Cosa che non mi stupirebbe, considerando il livellamento verso il basso della nostra classe politica, che forse tende di più all'asilo nido. "Maestra, Dario fa lo spione!". "Ma Silvio si è chiuso in bagno con Noemi!". Ma questo è un altro discorso. Come l’auspicio che qualcuno venga promosso alle elementari, lì almeno si studia educazione civica. Ministro Gelmini a parte, evidentemente lo sconfitto non va cercato tra i politici in un momento storico in cui la politica non è più a servizio del cittadino ma è autoreferenziale. E se tutti, in un modo o nell’altro, hanno trovato visibilità e da mangiare, allora si capisce anche perché tutti abbiano vinto. Chi ha davvero perso le elezioni è chi non è più rappresentato: il singolo cittadino. Da un momento storico in cui si votavano persone che portavano avanti idee e principi, si sono sostituite necessità e bisogni quotidiani, di cui il politico odierno è privo. E non è solo una questione di yacht. E se non mi sentivo di esprimere un voto a favore di qualcuno, nemmeno posso dire di aver votato contro qualcun altro. Quest’anno alle urne mi ha spinto l’inerzia civica, la quale mi ha fatto sentire più politico di quelli che, nelle lunghe maratone televisive, sfilano e sfileranno nei carri dei vincitori.
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