“Il regista di matrimoni” di Marco Bellocchio
Il regista Franco Elica (Sergio Castellitto) interrompe improvvisamente la preparazione e le riprese di un’ennesima versione dei Promessi Sposi sia per una sopraggiunta crisi creativa sia per fuggire lontano da una torbida vicenda giudiziaria. Si ritrova così in Sicilia, di preciso nella barocca e marinara Cefalù, una splendida cornice ambientale che fa da sfondo a nuove amicizie: un suo fan che si guadagna da vivere girando filmini di matrimoni e un altro regista, tale Smamma, che si spaccia per morto solo per riuscire finalmente ad ottenere quel prestigioso David di Donatello che non si nega mai come riconoscimento postumo ad un defunto. Conosce inoltre un principe spiantato di nome Gravina di Palagonia, che gli commissiona il filmino del matrimonio di sua figlia Bona; Elica se ne innamora e decide di salvarla da un matrimonio di facciata e di convenienza.
Dopo due film politici come "L’Ora di religione" e "Buongiorno, notte", per il suo nuovo lungometraggio (precisamente il n°23) Marco Bellocchio compie un’inversione di marcia, proponendo un’opera che analizza essenzialmente l’animo umano, gli intimismi connessi, i labirinti psicoanalitici, gli enigmi mentali apparsi nelle sue opere precedenti meno conosciute e forse sottovalutate. Con un linguaggio di forte tenuta espressiva insieme realista, onirico e visionario, Bellocchio attraverso la storia di un regista in crisi tratteggia in maniera molto efficace e vitale anche i rapporti tra artista e società. "Il regista di matrimoni" ripropone senza dubbio un percorso arduo, intriso di autobiografia, dove oltre la già citata crisi creativa di un regista in affanno è presente anche una riflessione sul cinema minacciato da nuovi e tecnologici linguaggi. Il film di Bellocchio è tutto questo ma non solo: è un’opera magmatica, a tratti caotica nella sua convulsione narrativa, dove gli eventi spesso si sovrappongono apparendo incomprensibili ma che procede con un’idea presente in ogni inquadratura tra lirismi, scatti narrativi ed anche momenti di quiete. Un’eccellente disamina dell’interiorità umana, un sogno ad occhi aperti del regista, perfettamente interpretato da un’ allucinato ed ironico Sergio Castellitto ed un’intensa e misteriosamente mediterranea Donatella Finocchiaro. Marco Bellocchio si conferma un fine raccontatore di storie di uomini attraverso un modo di raccontare garbato e sicuramente d’effetto. "Il regista di matrimoni" risulta un film piacevolissimo, assolutamente da vedere, portatore di una dimensione che travalica il cinema e che diventa un valido referente per la realtà.
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