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Ascanio Celestini, pecora nera

ASCANIO CELESTINI NELLE MARCHE

RITRATTO D’ARTISTA IN 5 CITTÀ
DALL’11 AL 15 MARZO A PESARO, SAN GINESIO, APIRO, SAN BENEDETTO DEL TRONTO E SENIGALLIA

 

06/03/2009 - Ad Ascanio Celestini, che dei teatri della nostra regione è stato spesso ospite sin dall’inizio della carriera, l’Amat dall’11 al 15 marzo dedica – con il sostegno della Regione Marche e in collaborazione con i Comuni di Apiro, Pesaro, San Benedetto del Tronto, San Ginesio e Senigallia- un viaggio in cinque tappe e altrettanti spettacoli. Ascanio Celestini nelle Marche. Ritratto d’artista in cinque città – questo il titolo dell’iniziativa – è un’antologia e a corredo c’è una serie di eventi collaterali per conoscere meglio il teatro del giovane narratore romano.

Il programma è stato composto su alcuni dei suoi lavori più significativi: due dei tre episodi della Trilogia Milleuno, Vita Morte e Miracoli (a Pesaro, Teatro Rossini, in apertura l’11 marzo nell’ambito di TeatrOltre, rassegna promossa con la Provincia di Pesaro ed Urbino) e La fine del Mondo (a San Ginesio, Teatro Leopardi, il 12) dove l’ironia rammenta, mitiga e riscatta la durezza quotidiana del vivere; Radio Clandestina – Roma, le Fosse Ardeatine, la Memoria (ad Apiro, Teatro Mestica, il 13), “storia degli uomini – scrive nelle note dello spettacolo - sepolti da tonnellate di terra in una cava sull'Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni '50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano”. E poi La pecora nera (a San Benedetto, Teatro Concordia, il 14) reportage fatto alla maniera degli “antichi cartografi”, che ricostruisce il manicomio a partire dal ricordo di chi il manicomio prima della Legge Basaglia del ‘78 l’aveva vissuto da internato o da esterno. Infine Appunti per un film sulla lotta di classe (a Senigallia, Teatro La Fenice, il 15 marzo) che racconta di come il precariato e le condizione del lavoro di oggi abbiano profondamente modificato, fino quasi a ribaltarle, coscienza sociale e identità di classe.

Visitare la memoria collettiva attraverso il teatro ma partendo dallo sguardo dell’antropologo. Potrebbe essere questa una possibile chiave per inquadrare il lavoro che Ascanio Celestini, forte di una formazione anche in questo senso, sta compiendo a teatro da oltre un decennio.
Il racconto (“pronunciare il nome di un morto e sentire uno vivo che ti risponde”, come dice il protagonista di un suo spettacolo) ci aiuta a leggere una società che dalla seconda guerra mondiale ad oggi – l’ambientazione temporale dei suoi lavori – si è completamente trasformata e che ha rivisto alcuni concetti fondanti come quelli di identità individuale e sociale, di lavoro, e persino di memoria. Quella di Celestini è insomma una visione “pasoliniana” del tramandare per far vivere, della memoria orale di chi si trova al margine. Registra, rinunciando all’immunità del cronista per assumersi invece la responsabilità di un giudizio, una società che cambia e un nostro mondo borghese e attestatamente consumista ricercandone l’archetipo, il modello sociale, la ragione. Celestini incarna un nuovo modo di fare teatro, in cui impegno civile e valore di spettacolo, così come il racconto e l’atto stesso di tramandarlo a voce, sono indistricabili. Narratore della seconda generazione, dopo Baliani e Paolini e insieme a Perrotta ed Enia, ciò che interessa Celestini non è l’oggettività del narrato, quanto lo sguardo di chi racconta e tramanda, quella freschezza del poter deformare che è concessa solo a chi ha partecipato. Anche se storicamente inesatta (e non è del teatro il compito dell’esattezza storica), anche se per spiegare o rendere verosimile attinge al super-normale, la memoria narrata ha un valore enorme. È insieme sapere e giudizio che si tramanda di padre in figlio e diventa patrimonio comune. È la natura del mito elemento antropologico: come tale, il racconto regola la vita sociale.
 
Questi gli eventi collaterali previsti: l’11 marzo (ore 17) a Pesaro presso la Casetta Vaccai Cafè Brindisi inaugurale con la stampa, il 13 marzo (ore 17) ad Apiro (foyer del Teatro Mestica) Incontro con il pubblico e il 15 marzo (ore 18,30) a Senigallia (ridotto del Teatro La Fenice) Proiezione del film Parole Sante.
 
Inizio spettacoli ore 21.15, 15 marzo ore 17. Info e prevendite Amat 071 2072439, www.amat.marche.it.

 Redazione 

Cultura e Spettacoli

 Articolo letto 304 volte. il 06 Mar 2009 alle 19:17
 
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