Pinco Pallo Hospital
(da unita.it) Qualche giorno fa, su La7, c'era un volto quasi inedito, o perlomeno raro, per il nostro teleschermo. Era quello, intelligente e pacato, di Moni Ovadia. Che diceva una cosa semplicissima ma folgorante: diceva (non erano proprio queste le parole, ma era questo il senso) che la grande malattia sociale del nostro tempo, nel nostro paese in particolare, è il conformismo. Un conformismo agghiacciante, totalizzante, devastante, pauroso. Ora, la televisione per sua natura è, per così dire, un riproduttore all'ennesima potenza di conformismo: eppure, persino lì, a forza di fare e di dire sempre le stesse cose, di mostrare sempre le stesse pubblicità, di mostrare sempre le stesse facce, di replicare sempre gli stessi programmi, di interromperli sempre nello stesso momento, di mandare in onda persino le stesse repliche degli stessi programmi... alla lunga, dicevamo, anche gli spettatori più fedeli finiscono per spaccarsi i maroni (ci scusiamo educatamente per l'eufemismo). Prendete ad esempio i serial sui «camici bianchi». L'altro giorno è accaduto un fatto straordinario: la nuova fiction «Nati ieri» (produzione Lux Vide), con Sebastiano Somma e Vittoria Belvedere, è stata sospesa «a divinis» da Mediaset, perché «non ha ottenuto i risultati sperati», come dicono a Cologno Monzese. Finish. Finito. Morto. Tutt'al più ricomparirà ad un certo punto in una programmazione mattutina. È la prima volta, dopo decine di serial che trionfalmente avanzavano nei nostri palinsesti, che cade un camice bianco. Per forza, verrebbe da dire: dopo ER, Grey's Anatomy, Incantesimo, Nip/Tuck, ovviamente il grande Dr House e chissà quanti altri telefilm tipo Pinco Pallo Hospital ad ambientazione medica, persino i più assatanati e sfrenati appassionati di flebo e malati terminali o amori incredibili sullo sfondo di un'imprevista pleurite e ansiose infermiere, danno segni di qualche stanchezza. A prescindere dalla questione della qualità (i vari prototipi americani sono strepitosi rispetto ad un prodotto medio nostrano), il caso «Nato ieri» è un messaggio subliminale per coloro che producono i serial e programmano le nostre tv: non è che se piace un certo genere puoi affogare il telespettatore con centinaia di prodotti identici o, se non altro similari. È semplicemente ovvio che ad un certo punto scatta la saturazione. Come i gelati: se ne mangi uno, è buono, se ne mangi venti... beh, sorvoliamo.
Roberto Brunelli
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