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Lester Bangs “Impubblicabile!” (Minimum Fax, 2008 – 144 pag; 12 €) |
I dolori del giovane Lester
Minimum Fax pubblica il terzo volume di articoli firmati Lester Bangs, il critico rock più famoso e spregiudicato di tutti i tempi. Trattasi stavolta di una raccolta di appunti, confessioni, scritti inediti, in cui la musica è solo un pretesto per buttarsi a capofitto in una scrittura ad alto tasso di follia creativa che finisce per toccare i temi cari a una generazione – politica, droga, violenza – che non ha mai trovato la sua direzione. Per titolo l’editore romano ha scelto una parola, impubblicabile, che attira e respinge allo stesso tempo, con l’aggiunta di un punto esclamativo che rafforza il concetto e evita qualsiasi possibilità di equivoco: il Lester Bangs di queste pagine non è per tutti. Ma abbiate l’ardire di superare la diffidenza verso questo esaltato tossico pieno di nevrosi, perché le pagine di Bangs – anche queste pagine non centrate, senza messa a fuoco, queste pagine impubblicabili – hanno lo scarto del genio. Pagine così personali, inoltre, non si erano mai lette, e quando Lester parla della sua adolescenza, e lo fa alla sua maniera allucinata e pirotecnica, c’è solo da stropicciarsi gli occhi. Il mal di vivere filtrato da una lente di ingrandimento per occhi persi in deliri ultra-percettivi stereo-lisergici. Una canzone dei Public Image Ltd. elevata a «uno dei migliori motivi che conosco per non suicidarsi». Una malattia da cui non si può guarire o una pianta miracolosa che ti può salvare: signori, il rock’n’roll!
«Una serie di Linde dai capelli cotonati facevano da salutare contrappunto alle sedute di scrittura furiosa e alle ore di meditazione biliosa in cui appartato nel mio covo soffocante sognavo di lunghe notti d’Amore insonni passate a dipingere cori raga in onore di dee fricchettone con il mascara nero, vestite di stracci variopinti, che sfilavano sul mio soffitto, perché sapevo che da qualche parte (nel Greenwich Villane, la mia città di sogno) gironzolavano interi deliziosi marciapiedi di donne sconosciute, feline e di stralunata bellezza, in grado di apprezzare la mia santa follia e i testi che eruttava.»
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 27 Jan 2008 alle 19:40 |
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