Io non voto
di David Cresta
Stavolta non voto perché ho due coglioni grandi così. Risparmiate pure i soldi per le campagne elettorali, sforzatevi il meno possibile, non attaccate i manifesti con le vostre facce imploranti crocette, fatemi il piacere. Non voto neanche se vi vedo sette giorni su sette a Porta a porta, Matrix, Amici e Quelli che il calcio. Anzi, meno vi vedo e più possibilità ci sono che possa cambiare idea. Ma idea non la cambio, comunque. Non voto neanche se mi chiamate a casa e mi implorate di recarmi al seggio. Anzi, meno vi sento e più la vita mi sorride.
Io non voto perché voi politicanti da mercatino rionale avete già dato tutto il niente che avevate da dare e cos’altro potete dare d’ora in poi se non altro niente e poi altro niente e altro niente ancora e io mi sono stufato di avere niente in cambio del mio voto.
Non mi presto al gioco delle parti. Non mi vendo all’imbonitore migliore. Spero di vedervi naufragare tutti. Meglio del Partito Democratico, del Partito della Libertà, dei rossi, dei neri, dei verdi, dei neri sbiaditi, dei rossi travestiti, dei preti: meglio l’anarchia.
La sola idea di trovarmi in una cabina con una matita in mano e un foglio con i vostri nomi davanti abbassa di molto il tono del mio umore. E perché mai devo deprimermi per voi? Ho i coglioni pieni e a metà aprile me ne andrò in vacanza. Il più lontano possibile. Fuori da tutte le storie che inventerete. Dove dell’ultimo duello televisivo arbitrato da Bruno Vespa non arriverà neanche la più piccola eco.
Rimpiango tanti volti meritevoli schiaffi come e più di voi. Rimpiango quei volti lì. Non pensavo di arrivare a tanto. E dunque mi prendo una sacrosanta pausa di riflessione. Che Cavalier Silvio e Monsignor Walter se la sbrighino senza di me. Che facciano pure quello che credono. Che se le diano di santa ragione. Che si tirino per i capelli. Che regalino a chi li segue con passione momenti di vergognosa isteria. Che piangano inconsolabili quando perderanno. Che siano ridicoli quando canteranno vittoria.
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