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Facebook: da elogiare o esorcizzare?

di Gloria Lattanzi

Il creatore, nel 2004, gli diede lo stesso nome degli album fotografici degli iscritti che le università americane pubblicavano all'inizio dell'anno accademico. Facebook è nato in un'ottica puramente universitaria. Mark Zuckerberg infatti era uno studente di Harward quando concepì l'idea del social network che oggi conta 132 milioni di utenti nel mondo.
è sufficiente iscriversi, dare pochi dati, e ritrovarsi immersi in una piattaforma globale. Prima di tutto, la grande differenza che lo caratterizza rispetto alla maggior parte dei fenomeni virtuali, è la centralità dell'identità. Nome e cognome sono infatti informazioni obbligatorie per poter entrare su Facebook, oltre al sesso e alla propria casella di posta elettronica. Grazie alla loro immissione possiamo essere riconosciuti e contattati. Non è importante la veridicità di tali dati, ma proprio solo perchè grazie a essi chi ci conosce può rintracciarci, si è dissuasi da mettere dei nomi fittizi. Se prima il web era lo strumento preferito per essere tante persone diverse o celare la propria reale identità, ora no. Inserendo la data di nascita, la situazione sentimentale, gli interessi, la professione, il profilo diviene un biglietto da visita per amici e non, consentendo una presentazione rapida e quanto più consona alle esigenze di ognuno. Si può decidere chi sarà ad accedere al profilo, se solo coloro aggiunti come amici oppure tutti quelli appartenenti a una rete o si può scegliere anche di non porre nessuna limitazione all'accesso altrui.
Si può anche decidere di "suicidarsi" cioè di disattivare il proprio account.
Nell'ultimo periodo, soprattutto oltreoceano in cui la diffusione del network è stata più rapida, c'è stato un vero e proprio "suicidio di massa".
Molti utenti hanno cominciato a cogliere gli svantaggi derivanti dall'appartenenza alla comunità di Facebook. Svantaggi che dicono di aver colto soprattutto molti psicologi e sociologi. Come dimostra la diffusione della citatissima frase di Paolo Vinciguerra secondo cui Facebook, che sta dilagando in maniera particolare tra gli internauti trentenni e quarantenni sarebbe "un antidoto al senso di vuoto e solitudine, che in questa fase della vita di bilanci, contagia anche i vincenti".
Su corriere.it è uscito addirittura un articolo in cui è stato stilato un elenco degli iscritti-tipo di Facebook, accomunati dall'essere dipinti tutti a tinte fosche.
A prescindere o meno dalla corrispondenza effettiva di detti profili con la maggior parte degli utenti, degli svantaggi dall'uso di questa comunità virtuale ci sono, ma sono più che altro causati dall'abuso di essa e non dal semplice uso.
Illudersi di instaurare rapporti sinceri con chi abbiamo aggiunto come "amico", misurare la propria popolarità basandosi sul numero degli "amici", cercare di attirare morbosamente l'attenzione di qualcuno lasciando frasi o foto, pubblicizzare le proprie vicissitudini sentimentali: sono questi i comportamenti da stigmatizzare.
E' invece possibile con l'aiuto di Facebook ritrovare persone da cui non sono giunte più notizie, o cercare vecchie fiamme, organizzare incontri tra ex compagni di liceo o goliardiche rimpatriate. O semplicemente comunicare gratuitamente con i veri amici, evitando di usare il telefono.
Perchè molti degli psicologi che recentemente hanno espresso pareri esclusivamente negativi non hanno analizzato forse uno dei dati più significativi che emerge dalle ricerche sull'argomento.
La maggior parte degli iscritti di Facebook lo usa esclusivamente per comunicare con i propri amici "reali" e non per farsene dei nuovi.
A sostegno delle opinioni favorevoli sul social network vi è uno studio di Stefan Wehrli effettuato su un campione di 1560 studenti dell'università svizzera. Sono stati divisi in due gruppi: uno usava un social network, fac-simile di Facebook, l'altro no. Il primo gruppo era composto da ragazzi molto più estroversi di quelli del secondo. Un' altra relazione titolata " The benefits of Facebook: social capital and college students use of online social network site" asserisce proprio, che il 94% degli studenti universitari usa Facebook e per lo più, per comunicare con persone già conosciute. 
Anche se Facebook è nato solo nel 2004, solo in un passato lontanissimo possiamo ritrovare i principi in grado di aiutarci nell'uso sia di questo social network che di tutto il resto, cioè ricordando che " c'è una misura in tutte le cose: vi sono insomma dei precisi confini al di là e al di qua dei quali non può trovarsi il giusto". Questo scriveva Orazio, poeta latino, nelle Satire.Lui sicuramente avrebbe saputo utilizzare Facebook nella maniera più idonea,"per condividere" con tutti i suoi amici la filosofia del giusto mezzo.

 Gloria Lattanzi

Editoriali

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