di Sara Di Giuseppe - la replica dell'assessore Canducci e la controreplica
Pulizia etnica per i pini marittimi. A San Benedetto il Comune ha deciso. “Specie-non-protetta”, via, sciò, sgombrare. Fanno sporco, cascano in testa alla gente, spaccano i marciapiedi… [Ah, i nostri asfalti lisci come biliardi, senza una buca manco a pagarla! Ah, noi che per pulizia, decoro, estetica dell’arredo urbano sembriamo una Svizzera col mare! ] Sospettati pure, ‘sti pini, di allungare ogni tanto un ramo sfilando, zac, il portafoglio al passante: in attesa che il test del DNP confermi i pesanti indizi, essi restano indagati ed è pronto per loro il foglio di via.
Però il Comune non russa. Non lascia certo la città senza il suo Pinus pinaster : già selezionato [ex parcheggio-Verbena] un primo CPT per pini, dove verranno intruppati alberelli che rimpiazzeranno (!) quelli segati. A seguire, altri Centri di Accoglienza-Pini verranno allestiti qua e là sul territorio.
Intelligenza al potere e urbanistica creativa. Cacciati dalle zone cittadine perché “non adatti”, i pini marittimi verranno saggiamente circoscritti in aree di contenzione all’uopo individuate. Particolarmente adatta la prevista torre di 42 metri all’Agraria: un verde ciuffo di pini sulla sommità sarà - unanimi gli esperti - la morte sua. I Capelli della Torre, più sbalorditivi della trico-moquette di nano ridens. Un effettone sulle cartoline baci-da-SanBenedetto.
Scolastiche gite d’istruzione alle riserve-per-pini permetteranno agli studenti di osservare dal vivo specie esiliate dalla città e sconosciute ormai ai più giovani di loro.
Emergono, frattanto, particolari dell’illuminata operazione Come-Ti-Sego-Il-Pino.
Il Comune di SBT, consiglieri/assessori verdi in testa, avrebbe seguito un corso di perfezionamento a Grottammare, dove il taglio-del-pino è fiore all’occhiello. Documentati fotograficamente i pregevoli risultati ottenuti con la rimozione delle nocive essenze (esempi tra i migliori: Piazza San Pio X, l’ex pinetina-taverna Baccus ecc..).
Pare anche che i Pini marittimi [ “non riconosciuti dalla legge regionale come specie protetta, si possono abbattere senza incontrare ostacoli”, Verdemarinucci dixit ] si stiano organizzando. Subissano l’Ufficio anagrafe di SBT di istanze per cambiare nome! Chiedono di chiamarsi Pino Domestico, per gli amici Pinus Pinea, specie protetta. Gli basterà l’escamotage a evitare la deportazione nelle riserve? Speriamo.
Triste, litigare tra specie di uno stesso albero. Uno protetto, l’altro figlio di un dio minore. Uno col permesso di soggiorno, l’altro da segare.
Da piccoli, degli alberi conoscevamo soprattutto la corteccia, quella di pino era per noi la più familiare: spessa, corrugata, fragile, profumata. La usavamo nei presepi, ci scrivevamo dentro con la bic, potevamo inciderla col temperino… Erano pini marittimi? Erano pini domestici? Erano pini.
Gli alberi vanno lasciati in pace. Dove stanno stanno.
Se siete esauriti, potete farvi curare. E se rimanete della stessa idea, ve ne caschi uno in testa.
……sopra vi cantavano
le stagioni e gli uccelli.
Cantavano affetti, malinconie,
cose piccole, lievi:
la delizia dei giorni..”
11.03.’09 SDG la replica dell'assessore Canducci
Gentile sig.ra Sara,
mi sento in dovere di farle alcune precisazioni: il pino è una pianta protetta e vi è una legge regionale che disciplina i pochi casi in cui è possibile tagliarli.
Nel caso di san benedetto del tronto le vie interessate sono via mare (dove già ne sono caduti due fortunatamente senza ferire nessuno), via togliatti e via F.lli Cervi dove le radici hanno sollevato il marciapiede impedendo il passaggio a disabili e passeggini.
Il comune ha intenzione di sostituirli con altre essenze che non creano gli stessi disagi (non è vero che si pianteranno in altre aree come da lei sostenuto).
Il problema non è di chi oggi cerca di rendere accessibili i marciapiedi ma di chi anni fa fece la scelta scellerata di piantare pini in posti sbagliati. I pini stanno bene in pineta dove possono crescere tranquillamente (infatti noi abbiamo creato una piccola pineta-100 pini- in zona ballarin), per arredare le strade cittadine, al contrario, esistono altre essenze più compatibili.
Quello che lei sostiene di lasciare gli alberi dove stanno è vero fino a quando non vi sono gravi motivi di sicurezza, ad esempio in via torino alcuni residenti per conservare i posti auto chiedono all'amministrazione di tagliare i lecci per fare il marciapiedi. L'amministrazione, con me in testa, si è opposta perchè gli alberi in questione stanno bene e non vi sono problemi di sicurezza e quindi procederemo all'esproprio e proveremo a realizzare il marciapiede salvaguardando gli alberi esistenti.
Questo per dirle che ogni caso va valutato e va verificata la sussistenza delle condizioni di cui alla legge regionale.
Spero di essere stato chiaro e resto a disposizione per ogni ulteriore domanda.
Grazie e a presto.
Paolo Canducci
la controreplica
Gentile Canducci,
la Sua risposta - in bella calligrafia - è talmente fresca che deve ancora asciugarsi sullo schermo del pc. Grazie.
Ma quanto è vecchia medicinale scontata burocratica legale ammosciante...
Certo, amministrativamente corretta. Bravo. Da essere rieletto. Non tra i Verdi, che l'altra volta si sono sbagliati.
Ah, Lei che ne sa della corteccia di un pino...
E si confonde pure, o si confonde Marinucci, o tutti e due.
Mettetevi d'accordo, prima di far dichiarazioni, no? Non sono io che mi sbaglio.
Già, la sicurezza. Già, poco c'è mancato che...
Si metta un casco, le può servire.
Alè
Sara Di Giuseppe