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Bizzarri, Termina il primo ciclo dei "Film della nostra vita"

POLANSKI RACCONTA IL PIANISTA 

27/03/2009 - Con la proiezione de “Il pianista” di Roman Polanski, termina lunedì 30 marzo alle ore 21.00, il primo ciclo dei “Film della nostra vita”, una mini rassegna organizzata presso la propria sede dalla Fondazione “Libero Bizzarri”, in collaborazione con la parrocchia “SS. Annunziata” di Porto D’Ascoli. Il film, presentato dal musicista polistrumentista Sergio Capoferri, narra la storia di Wladyslaw Szpilman, pianista ebreo famoso per essere uno degli interpreti più prestigiosi delle musiche di Chopin, che vive sulla propria pelle il dramma del nazismo e dell’essere un esule alla ricerca di una patria che lo possa accogliere. Il dramma di Szpilman non è però solo politico, diventa personale quando si rende conto di essere l’unico sopravvissuto della sua famiglia, un senso di colpa che lo accompagnerà per tutta la vita, fra un concerto e un altro, fra ovazioni di pubblici entusiasti e una serie di successi di livello mondiale.

“Il pianista” è un film toccante e commovente, privo di qualsiasi tipo di autocommiserazione e retorica. Una prima parte che ci introduce nel contesto storico, quello tra gli ebrei ed i nazisti, che seminarono ovunque devastazione e morte senza pietà né possibilità di scampo, ed una seconda parte in cui si entra più nel ‘privato’ del protagonista, ritrovatosi salvo per miracolo ma letteralmente estraniato dal mondo, in una città irriconoscibilmente deserta che non è che un cumulo di macerie.
Il filo conduttore è il travaglio desolante di un’anima randagia ed impotente che si aggira per le rovine in cerca di cibo e che sa che c'è solo da aspettare, sperare e trovare una ragione per cercare di sopravvivere.

Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes del 2002, di tre Premi Oscar nel 2003, di sette Premi César e di un David di Donatello, “Il Pianista” è una storia vera, tratta dal romanzo autobiografico di Wladyslaw Szpilman.



IL PIANISTA
(The Pianist)

Regia: Roman Polanski

Sceneggiatura: Ronald Harwood
Fotografia: Pawel Edelman
Interpreti: Adrien Brody, Thomas Kretschmann, Frank Finlay, Maureen Lipman, Ed Stoppard, Jessica Kate Meyer, Julia Rayner, Emilia Fox, Ruth Platt, Michal Zebrowski, Wanja Mues, Richard Ridings, Nomi Sharron, Anthony Milner, Lucy Skeaping, Roddy Skeaping, Ben Harlan, Thomas Lawincky.

Nazionalità: Gran Bretagna - Francia - Germania - Polonia - Olanda, 2002, 148’.

Siamo a Varsavia nel 1939, i tedeschi stanno per occupare la Polonia e per gli ebrei polacchi (e non solo) sta per arrivare il momento più tragico della Storia. Stanno per essere imprigionati nella loro città, relegati come appestati e murati nel ghetto fino al momento della deportazione nei campi di concentramento. Wladyslaw Szpilman (Adrien Brody) è un famoso pianista ebreo, da qualche anno tornato da Berlino, dove era andato per studiare al conservatorio, a causa dell'inizio dell'egemonia hitleriana. Figlio di un violinista, da cui ha evidentemente ereditato lo straordinario talento, Wladyslaw lavora suonando per Radio Warszawa (Radio Varsavia) riscuotendo un grandioso successo e una grossa notorietà soprattutto per l'interpretazione delle splendide musiche di Chopin (di madre polacca), suo compositore preferito e considerato da tutti i suoi connazionali un romantico, l'uomo simbolo della loro identità. Quando il 23 settembre le bombe tedesche iniziano a cadere sulla città lui è alla radio, sta suonando il "Notturno in C diesis minore" di Chopin, ma il rumore delle esplosioni è talmente assordante da impedirgli di ascoltare il suo pianoforte e talmente angosciante da impedirgli di alzarsi e scappare, come se la sua musica potesse essere l'unica cosa capace di attutire l'orrore che si stava consumando. Fu quella l'ultima trasmissione radiofonica dal vivo in onda a Varsavia, perché i tedeschi distrussero, lo stesso giorno, anche la centrale elettrica e la stazione radio polacca fu, da allora, costretta al silenzio.

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Film toccante e commovente, privo di qualsiasi tipo di autocommiserazione e retorica. Una prima parte che ci introduce nel contesto storico, quello tra gli ebrei ed i nazisti, che seminarono ovunque devastazione e morte senza pietà né possibilità di scampo, ed una seconda parte in cui si entra più nel 'privato' del protagonista, ritrovatosi salvo per miracolo ma letteralmente estraniato dal mondo, in una città irriconoscibilmente deserta che non è che un cumulo di macerie.
Il filo conduttore è il travaglio desolante di un'anima randagia ed impotente che si aggira per le rovine in cerca di cibo e che sa che c'è solo da aspettare, sperare e trovare una ragione per cercare di sopravvivere. Dopo tutto quello che ha vissuto, dopo aver provato persino il rimpianto di essersi salvato e di non essere morto con la sua famiglia, per Wladyslaw Szpilman non c'è più un dio in cui credere o affidarsi nei momenti di debolezza, ma riesce a trovare solo nella musica un appiglio a cui aggrapparsi per non sprofondare nella disperazione.


 Redazione 

Cultura e Spettacoli

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