La crisi economica
Ultimamente è scoppiata una psicosi collettiva che ha coinvolto banche e finanziarie, clienti ed autorità monetarie.
Si afferma che la crisi abbia origini lontane: la questione dei mutui variabili negli Stati Uniti d'America.
I nostri governanti ci rassicurano: il nostro sistema economico-finanziario è più saldo di quello americano.
Questa spiegazione chiarisce soltanto la punta emersa dell’iceberg, dove quanto non è visibile è più grande e pericoloso.
Così le basi “profonde” della nostra economia sono fragili, con una serie di scatole vuote vendute agli ingenui a carissimo prezzo.
Come la banca e l'imprenditore “italiani” puntano solo a fare soldi spremendo clienti e dipendenti, così, nel suo piccolo, il risparmiatore investe i propri soldi con operatori non sempre esperti ed onesti.
Paradossalmente la causa che porta alla crisi è la stessa del boom delle scommesse: in entrambi i casi si sperpera denaro nell'illusione di farne di più.
In memoria di Pippo D.
Caro Pippo, come va?
Io vado avanti come sempre, anche se, a volte, soprappensiero, mi viene voglia di venirti a trovare nella tua casa di riposo.
L'ultimo ricordo di Te è di quando stavi già male, ma questo ricordo voglio cancellarlo.
No, voglio ricordarTi quando eri il decano della nostra compagnia di scapoli, su e giù per il corso tutte le sere.
Inverno, estate, nulla ci fermava.
Poi ci siamo dispersi, qualcuno è morto, gli altri si sono allontanati.
Tu, Pippo, che ci raccontavi di quando lavoravi come operaio in Germania, e del tuo successo con le donne tedesche.
Avevi tutto: salute, buona pensione, casa e libertà.
Poi l’ictus e da allora un lento declino, pure solo fisico.
Quando venivo a trovarti mi stupivi per il tuo coraggio: finché hai potuto camminare appoggiandoti, poi con il bastone ed infine sulla carrozzella.
Ecco, tu rimarrai, per noi i tuoi amici, lo scapolone impenitente e simpatico che va dietro alle donne.
Se è vero, come ho letto, che noi risorgeremo come semi gettati in terra, non devi fare altro che aspettare per riabbracciarci, una attesa di poche ore se si fa paragone con il tempo infinito che ci ha preceduti.
Tuo Peppe.
San Benedetto del Tronto, 20 ottobre 2008 Angellotti Giuseppe