Boldrini, il sovversivo del teatro
25/11/2008 - Maurizio Boldrini, età 50 anni, non fidatevi del suo volto tenero e romantico, da 25 sotto la copertura di una brillante laurea DAMS, è la rivoluzione teatrale. E' da sempre nei ghetti delle periferie culturali.. Di tanto in tanto non resiste alla tentazione e si scopre in sortite internazionali, per poi repentinamente ritornare nel suo covo prediletto il Minimo Teatro, settanta metri quadrati dove sperimenta con la confortevole e tranquillizzante etichetta "Scuola di dizione, lettura e recitazione" le sue alchimie che surclassano il linguaggio teatrale in "ingegneria umanistica": nuova frontiera destabilizzante anche per cosiddette scienze esatte, matematica e fisica comprese. In incognito abbiamo seguito il Boldrini in una sua lezione universitaria (è tra l'altro docente di Storia del teatro e dello spettacolo all'Università di Macerata). Ebbene, stravaganza assoluta, sovversione totale. In tre ore di fronte, accanto e dietro a una cinquantina di studenti ha coniugato Cieslak (l'attore di Grotowski) con Demetrio Stratos, con Italo Calvino, con Franco Ballerini, sì proprio lui il plurivincitore della Parigi-Roubaix producendo una miscela esplosiva e de-generativa che ha evidenziato alcuni ingredienti basici dell'invenzione teatrale novecentesca. E pensare che i cosiddetti "attori" ancora ignari continuano a prodursi in scenette da oratorio. Boldrini è capace di essere testimone e artefice dei prototipi dell'invenzione teatrale, con l'imminente pericolo per le mercanzie spacciate come teatro. E' lui che tiene la chiave per introdurre alla rivolta di che consiste il teatro, poteva non essere solo, se alcuni altri operatori e professori che pure sono stati testimoni, non avessero preferito, strada facendo, il conforto del già saputo, rinunciando a combinare i tasselli delle ricerche. Nello stesso giorno è capitato che Boldrini inaugurasse il 26° anno di corso della sua Scuola di dizione lettura e recitazione, al numero 275 del borgo Sforzacosta di Macerata, periferia della periferia. Già alla prima lezione la classe di allievi è stata portata dal conforto della corretta dizione italiana al maremoto del teatro capace di liquidare i luoghi comuni. Anche in questo caso tre ore sono bastate per trascolorare i volti degli allievi in emozione viva, palpitante per desiderio di conoscenza. Per coloro che invece amano il quieto vivere sconsigliamo vivamente di avvicinarsi al n. 275 di Sforzacosta, anche senza entrare si potrebbe rimanere irrimediabilmente attratti dalle luci e dai suoni del nuovo orizzonte. Così come sconsigliamo "Enciclopedia per l'attore finito" scrittura del Boldrini edita con la complicità della Bulzoni di Roma, è un libro devastante per i sistemi tradizionali della percezione. Si salvi chi può.
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