Una donna ed una mamma con una voce intensa e passionale che nel suo nuovo album del 2009 "Donna Ginevra" canta un modo profondo e dimenticato: la Romania, l’Ungheria, la Grecia, i Balcani, gli Slavi, i Rom, il Portogallo, la Bretagna, il Messico, il Cile, gli italiani del Sud e quelli di Toscana. In occasione del suo concerto all’interno della rassegna Paesaggi Umani 2009, unica data nelle Marche, abbiamo avuto modo di avvicinarla e farci raccontare le sue emozioni e la sua passione nel voler coinvolgere il pubblico con il calore ed il sapore delle feste di paese, delle danze e della musica cantata dalla gente.
Cosa sono per te i Paesaggi Umani?
Qualcosa di molto grande e di molto complesso. Forse i Paesaggi Umani più belli sono quelli relativi all’anima ed alla creatività di ogni persona. Credo che sia l’aspetto più bello, più denso e più profondo dell’animo umano. La creatività, il talento nascosto che ritengo ognuno abbia. Sarebbe bello riuscire ad avere nella propria nella propria infanzia ed adolescenza delle situazioni che sappiano valorizzare ciò che si è. Perché ogni essere umano ha molte ricchezze possibili che non si finiscono mai di conoscere.
La tua musica, i tuoi testi, a chi si rivolgono e cosa vogliono raccontare?
Ora non sto cantando testi miei, ma sto cantando la tradizione: canti dimenticati che provengono dalla tradizione italiana e da varie parti del mondo quindi è tutto un lavoro che ha l’intento di scandagliare la nostra memoria e di ricordarci da dove veniamo, la storia delle nostre famiglie, dei nostri avi, dei nostri nonni…
Mi piace pensare che la musica possa contenere una radice che sappia intrecciarsi con le radici degli altri popoli, mi piace pensare di crescere i miei figli insegnando loro a conoscere uno straniero come di conosce un nuovo amico.
Il mio è dunque un viaggio attraverso la musica popolare, proprio perché questa ha restituito alla musica un valore forte di significati e messaggi che è difficile scrivere. E mi sono ritrovata interprete negli ultimi anni, mi sono tuffata in questo repertorio vastissimo perché racconta di noi e quindi, alla fine, unifica tutti quanti.
In che modo il concerto che terrai questa sera è parte di questa manifestazione, Paesaggi Umani, che si tiene in un territorio ben preciso che è il Piceno…
Probabilmente il repertorio che faccio è così di largo respiro che può sposarsi con le situazioni più disparate ed avere un suo senso ovunque. Il fatto di ritornare per me qui è mondo bello perché è una Regione che mi chiama spesso tanto che i miei amici ultimamente mi chiamano scherzosamente “Ginevra Di Marche”! perché negli ultimi anni sono venuta molte volte da queste parti. In questi posti ci torno volentieri perché probabilmente vi è un dare ed un avere.
Ci racconti qualcosa del tuo ultimo album “Donna Ginevra”?
Sono all’inizio di questa tournee e questo disco è un secondo episodio che segue il primo disco che è del 2006 (“Stazioni lunari prende terra a Puerto Libre", ndr) che è stato appunto un primo tuffo nella musica popolare ed è un terreno che mi sta dando delle belle soddisfazioni perché io ho sempre scritto canzoni. Per 10 anni ho fatto parte dei CSI e poi ho fatto dischi da solista.
Però l’interpretazione mi sta facendo conoscere anche altre parti di me anche dal punto di vista vocale, visto che lo specchio della propria anima per un cantante è proprio la voce. Quindi, scoprire delle sfaccettature diverse e delle potenzialità che non pensavo di avere, mi ha proprio aperto a molti buoni propositi rispetto alla musica. Sono all’inizio di questo nuovo viaggio che mi accompagnerà per tutto il 2009 e mi auguro ogni bene, così come lo auguro oggi davvero a tutti…
Una curiosità. In quante lingue canti?
Non tantissime… Il territorio di esplorazione musicale riguarda un po’ il bacino del mediterraneo. Dunque oltre alla tradizione italiana canto canzoni in francese, bretone, spagnolo, spesso in slavo, macedone, albanese perché la musicalità dei Balcani mi interessa molto. Mi ha molto interessata il viaggio albanese: non mi ero mai ritrovata a pronunciare una lingua così lontana dalla nostra ma assolutamente affascinante dal punto di vista degli idiomi e delle sonorità.
Negli anni ’90 eri voce dei CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti). Che ricordi hai di quel periodo?
Sono stati 10 anni molto intensi e ricchi. I CSI erano nati dall'unione della metà dei primi Litfiba con Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni degli ex CCCP. Io ero una delle voci insieme a Ferretti. Dal gruppetto del liceo mi sono insomma ritrovata catapultata in palchi importanti a registrare dischi e quindi in una palestra professionale e di vita che ho cavalcato a lungo e bene, con grandi soddisfazioni. E’ stato un periodo bellissimo, per certi versi ancora “acerbo” nel senso che tutto quello che sono ora lo devo ovviamente a quella esperienza ed ai dieci anni successivi che sono serviti allo stesso modo. Si è sempre la somma di tutto quello che si vive, non solo da un punto di vista professionale ma anche di vita: sono diventata madre di due bambini, son cambiate insomma tante cose che ti fanno maturare e crescere. Però ovviamente ci sono molti ricordi belli di quel periodo…
Stasera interpreterai anche un testo sui banchieri…
Sì. E’ un testo della fine del 1800 di tal Ulisse Barbieri che scrisse questo testo sullo scandalo della Banca di Roma ed io ho scelto di re-interpretarlo perché è un’esatta fotografia della realtà economica dei giorni nostri. E’ stato proprio un “puntare il fuoco” su questo parallelo: sono passati più di 110 anni ma le cose sono cambiate ben poco…