di Rive Droite et Rive Gauche
"... ché `n la mente m´è fitta, e or m´accora,
la cara e buona immagine paterna
di voi quando nel mondo ad ora ad ora
m´insegnavate come l´uom s´etterna..."
(Dante, Inf. XV, 82-85)
Lo trattano, tiggì e salottini televisivi, come un qualsiasi morto importante, anzi come un fatto di cronaca qualsiasi. Deve farsi spazio, il buon Biagi, fra scazzi dei politici e decreti- sicurezza, ammazzatine e stupri, rialzi-euro e calo-dollaro, prezzo gasolio e prezzo del pane, tra un arbitro venduto e un rossi qualsiasi.
Conta come un rumeno di lusso.
Cieca decadenza. Tutti uguali. Democrazia. Biagi - 87 anni - doveva mori´.
La scheda - tipo "panino" dei telegiornali - già pronta, precotta e surgelata dai becchini della notizia, 30 vocaboli standard recitati come a scuola la lezione dei somari. L´applauso ai funerali, le stupide interviste ad amici e congiunti, qualche sua citazione mal pescata. Ci tocca ascoltare le opinioni di chi non ha mai letto un suo libro, di chi magari lo ha solo sopportato; di chi, invece di succhiarne l´umanità lo stile la bravura la semplicità, è sempre rimasto - nel migliore dei casi - a guardare (invidioso), aspettando che passasse.
Passato Biagi, spazio s´è fatto: i "direttori", quei cinque o sei che ora si sventolano - tirati a lucido - nelle interviste, si sentono - con sventolata modestia, si capisce - quasi come Biagi. D´ora in poi, con la strada più libera, cambieranno solo un po´ la marcia (come quando si accelerano i versamenti all´inps per godere pensioni più ricche).
A loro volta saliranno di un gradino i giornalisti di primo piano.
Tutti un passo avanti. Che in realtà è un passo indietro.
Lo stesso Zingarelli - alla voce giornalista - scriverà: "Fino a Biagi. Dopo no".
Morto un Biagi non se ne fa un altro. Non c´è.
7.11.´07 RIVE DROITE ET RIVE GAUCHE