2006-09-20 - Secondo indagini la percentuale di donne italiane che “bevono” durante lo stato di gravidanza – con conseguente innalzamento del tasso di sindrome alcolica fetale - è così alta che l’informazione non può più tacere su una questione così delicata ed allarmante.
Lo Sportello dei Diritti della PROVINCIA DI LECCE, nell’ambito della propria attività istituzionale tesa a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, interviene sotto il profilo informativo a segnalare un fenomeno fino a oggi sottovalutato, almeno per quanto riguarda i Paesi dell'Europa occidentale: il consumo di alcolici in gravidanza e la conseguente diffusione di sindrome alcolica fetale e disordini legati all'alcol nei bambini.
Mentre c’è maggiore informazione e consapevolezza sulle conseguenze del fumo, per quanto riguarda il consumo di alcolici, i media ed il legislatore si sono dimostrati poco sensibili al problema dei rischi connessi all’assunzione di alcool durante la gravidanza. Un'esposizione eccessiva a vino, birra e superalcolici fin nel pancione della mamma comporterebbe dunque, secondo i risultati di studi italiani, problemi connessi all'alcol fin da piccolissimi. Secondo queste indagini la percentuale di donne italiane che “bevono” durante lo stato di gravidanza – con conseguente innalzamento del tasso di sindrome alcolica fetale - è così alta che l’informazione non può più tacere su una questione così delicata ed allarmante.
E’ sempre più chiara l’importanza di una vita fetale “igienica”, non esposta ad agenti tossici che possano influire sullo sviluppo della nuova vita che nascerà. Questo comporta l’adozione di una condotta adeguatamente igienica da parte della madre.
Bere durante la gravidanza, fa sì che l’alcool assunto passi anche al feto tramite il flusso sanguigno attraversando la barriera placentare. L'alcool danneggia permanentemente i neuroni interferendo con la loro capacità di creare le sinapsi, ovvero la “rete di comunicazione” che permette la trasmissione delle informazioni, particolarmente importante sia per il feto che per il bambino perché serve a “costruire” il cervello e immagazzinare le informazioni. Se dunque un bicchiere di vino in una donna sana non dovrebbe costituire un pericolo oggettivo perché in grado di metabolizzarlo raggiungendo il feto in dosi molto ridotte, è anche vero che è meglio non andare oltre. Un solo bicchiere di vino non è un problema, ma “se un bicchiere tira un altro e poi un altro nello stesso giorno, è una cosa diversa” perché porta la concentrazione di alcool ad un livello sicuramente tossico. Poiché non esistono dosi sicure di alcol in gravidanza il divieto è assoluto. Le donne che durante la prima gravidanza bevono anche una sola volta tre o piu bicchieri di vino o di birra, o l’equivalente in superalcolici, possono più che raddoppiare il rischio che il nascituro sviluppi problemi legati all’alcool nel corso della vita. Ma l’informazione dei medici e del personale sanitario è quanto mai carente e viene a mancare la stessa citazione dei rischi persino nei trattati più recenti di Ostetricia, dove non esistono riferimenti specifici. Il divieto deve essere totale; ricordiamo che esiste tutta una gamma di difetti congeniti legati alla esposizione fetale all’alcol. Pertanto l’astinenza dall’alcol dovrebbe essere seguita anche dalle donne che intendono concepire.
Per questi motivi, lo “Sportello dei Diritti” della Provincia di Lecce la cui delega è stata assegnata all’Assessore Carlo Madaro, si rivolge a tutti gli enti competenti – Asl in testa - e alle associazioni delle donne per rilanciare campagne d’informazione volte a sensibilizzare le neo-mamme e le donne tutte, sui rischi del consumo di alcolici, proponendo l’obbligo d’indicazione sulle etichette di appositi messaggi di dissuasione per le donne in stato di gravidanza sulla falsariga dei messaggi già inseriti sui pacchetti di sigarette.
Lecce, 19 settembre 2006-L’Assessore Carlo MADARO