di Piero Giorgio Camaioni
E’ stata una partita a scacchi virtuale, la Torre materialmente non c’era ancora. Ma l’avanzata dei bianchi Pedoni dell’Agraria, questa sì reale, ha subito sbaragliato il campo. Hanno vinto. Non succede mai. Uno-a zero.
Chi ha gestito la Grande Torre però è stato un maldestro principiante. Intanto ne ha scelto una spropositata, di cemento e ferro, di ben 42 metri e 13 piani [chi gioca serio adopera sempre pezzi sobri, gli Staunton di legno]. Quindi l’ha piazzata prepotentemente “al centro”.
Vero che le Torri non vedono l’ora di abbandonare gli angoli per conquistare il centro della
scacchiera (essendo velocissime possono farlo, quelle normali), ma non le si manda così allo
sbaraglio. Né può funzionare lo scudo di improvvisati “Pedoni di Torre”,
Pedoni-architetti… L’avversario - normalmente - dispone di Alfieri che “scivolano” in
diagonale, di Cavalli che saltano, anche di Torri, Pedoni (senza scomodare i Re). Stavolta aveva solo Pedoni (!), certo, ma guai sottovalutarli. Se motivati, se convinti delle proprie ragioni, sanno avanzare inesorabili. Magari lenti, impacciati, magari non possono tornare indietro, ma non hanno timore né di Torri né d’altro. E s’è visto.
Una Torre che ambiva ad issarsi subito al centro del quartiere doveva progettare meglio i suoi movimenti. Re-gaspari invece s’è mostrato lento, goffo, senza neanche una Regina al fianco. Senza Cavalli. Solo un paio d’Alfieri inconsistenti, e sparsi Pedoni senz’anima, poco inclini a sacrificarsi per il gioco della Torre. Ma anche inseriti in un piano tattico debole.
Non c’è stato bisogno di dare matto. La Squadra Comunale s’è ritirata. Tra gli applausi, dicono. Uhm…
Ma attenti alla rivincita. Le partite a scacchi sono fetenti, vincerne una non basta. I Neri possono riorganizzarsi ( tipo mascherare la Torre, confondere il campo di battaglia…). E se dall’altra parte c’è una moltitudine di Pedoni bianchi, sono tuttavia semplici Pedoni, per quanto agguerriti e intelligenti. Fanteria di città.
San Benedetto del Tronto, 27.03.’09 PGC