“In ascolto.The listening” di Giacomo Martelli
Cosa fareste se scopriste improvvisamente che esiste un avanzatissimo sistema di intercettazione globale delle telecomunicazioni che grazie ad una tecnologia che supera ogni vostra più sfrenata fantasia riesca ad ascoltare ogni vostra parola, malgrado i vostri telefoni siano (apparentemente) inattivi? Su questa recentissima domanda - il primo articolo a riguardo del'ipotetica esistenza di un tale sisteme risale alla fine degli anni '80 - si dipartono le vicende del film "In ascolto.The listening". Francesca Savelli (Maya Sansa), una ragazza italiana, trova una valigetta che contiene al suo interno informazioni segrete appartenente alla NSA (National Agency Security), proprietaria di questo sistema, creato con il subdolo compito di ascoltare ogni essere umano utilizzi un telefono e di intercettare chiunque pronunci determinate parole chiave memorizzate nel suo immenso database. Francesca si trova, suo malgrado, catapultata in una realtà che va ben oltre quella che chiunque potrebbe aspettarsi. Un uomo folle e spietato a capo di un'azienda privata americana, la Wendell-Cranshaw, è convinto che lei sia una spia ed è deciso a tutto pur di eliminarla definitivamente. A correre in aiuto alla malcapitata che rischia la lobotomizzazione chimica ci pensa un anziano ufficiale americano dell'NSA, James Wagley, che, tradito dal suo amico, nonchè suo superiore, vola in Italia e con la ragazza parte col tentativo di riuscire a raccogliere informazioni contro la Wendell-Cranshaw, in procinto di vendere alla NSA un innovativo sistema di intercettazioni denominato ECHELON, in grado di ascoltarci anche quando i telefoni sono inattivi. Parte così una battaglia di intercettazioni a 3500 metri di altezza che vedrà i protagonisti fare i conti con degli avversari decisi ad arrivare ovunque pur di mantenere segreti i loro affari. In un susseguirsi di tradimenti e prese di coscienza, il film affronta l'argomento trattato in modo esauriente e innovativo, riuscendo ad essere un ottimo thriller ispirato alla produzione americana e, in riferimento alla società moderna, torna a farci riflettere: la tecnologia alla fine ci rende davvero liberi?
Elena Taddei
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