Le scelte del governo in politica estera tra impegni presi e pacifismo.
È previsto per questa sera alle 19 un vertice di maggioranza per discutere di politica estera. Ad esso parteciperanno i segretari di partito, i ministri degli Esteri e della Difesa Massimo D’Alema e Arturo Parisi e i capigruppo parlamentari dei partiti che hanno vinto le elezioni. Temi caldi dell’incontro la missione in Afghanistan e l’ampliamento della base militare Usa a Vicenza. Dopo i risultati della votazione al Senato sulla base di Vicenza, il vertice dovrà portare ad una soluzione unitaria. Per la sopravvivenza del governo è troppo importante che la maggioranza condivida tutte le scelte della politica estera. Toccherà al premier Romano Prodi mediare tra moderati e sinistra radicale, tra Francesco Rutelli e Franco Giordano. Probabilmente si arriverà ad un documento di mediazione: da un parte l'impegno del governo per la conferenza di pace sull'Afghanistan, per maggiori fondi alla cooperazione civile e per l'uso terapeutico dell'oppio e, sulla base di Vicenza, attenzione all'impatto ambientale e alle richieste delle istituzioni locali; dall'altra si ribadirà la linea della politica estera del governo, legata a Onu e Nato. L’incontro forse rasserenerà per un po’ il clima, ma fino a quando? Il pacifismo è parte integrante dell’identità della nostra sinistra. I comandi americani prevedono, per primavera, una grande offensiva militare dei talebani contro la coalizione Nato in Afghanistan. Se la notizia sarà confermata dai fatti, il governo dovrà prendere ben presto nuove decisioni di politica estera. Gli Stati Uniti stanno provando proprio in questi giorni “a tirare per la giacca” il governo Prodi. L’ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli e altri cinque ambasciatori di paesi Nato (Gran Bretagna, Canada, Romania, Australia e Olanda), con una lettera diffusa a mezzo stampa, hanno esortato il governo italiano a restare in Afghanistan. Il ministro della Difesa Parisi ha bocciato l’iniziativa degli ambasciatori: “una lettera aperta agli italiani mi sembra inusuale e, se si guarda al rispetto della nostra sovranità, come minimo irrituale” ma per il Dipartimento di Stato americano si tratta di una “iniziativa lodevole” che rientrerebbe nella campagna di persuasione che Condoleezza Rice ha messo in atto per far capire quanto sia importante la missione afghana. Colpisce che la lettera sia rivolta solo all’Italia e non ad altre nazioni europee impegnate in modo simile al nostro. Il ministro degli Esteri D’Alema oltre a definire “abbastanza irrituale” l’invito dei sei ambasciatori ha aggiunto di ritenere che “per discutere di queste questioni ci sono delle sedi proprie”. Che la lettera abbia un significato politico non ci sono dubbi e alla vigilia di un incontro di maggioranza per parlare delle linee di politica estera, la lettera sembra quanto mai “inopportuna”.
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