Profumo (e nostalgia) di rivoluzione. Il cinema rivive il Settantasette
A volte le conquiste di un movimento sembrano perdute negli abissi di una storia, le percezioni del ricordo camuffate da un’eterna giostra imperfetta che scricchiolante non perde tempo a guardarsi indietro. A volte è la pretesa cartacea di un manuale a tenere alte bandiere a mezz’asta che il tempo ha voluto fermare, forse troppo presto. A volte sembra solo di essere così lontani da quello che è stato, eppure capaci di raccoglierne i valori fino a poterne sentire i profumi come propri, con la nostalgia di capire il motivo per il quale oggi, così rammolliti, ci ostiniamo ad assaporare gli odori stantii di un’eterna sconfitta. A volte questo. Sono trent’anni che ci allontano dal Settantasette. Trent’anni lontani dalla chiusura di un’epoca (e dall’apertura di un’altra); trent’anni e l’aria di confine sotto il naso, tra ciò che è stato (le speranze deluse) e ciò che, così giovane sulla pelle, fa venir voglia di credere che ancora possa essere, ma. Gli anni di piombo, la massa studentesca, il coro proletario contro il radicalizzarsi di un malessere sociale ed economico che non doveva essere. Tutto amplificato all’ennesima potenza ed estremizzato nella volontà di un grande manifesto operaio contro i mali che di lì a poco avrebbe attanagliato la nostra società: crescente disagio economico, massificazione, la tradizione di una globalità che più aspetti avrebbe ingerito dalla nostra cultura. Tra questi il cinema, al tempo pressato dalle strette della televisione commerciale, eppure capace di respirare ancora, con pulsioni tanto più effervescenti e vogliose di un’autarchia forse unica: “le sale di prima visione, liberate per un breve periodo dall’ostacolo castrante della censura, vengono inondate di poetiche della violenza e della contestazione”. Riscoprire e raccontare, col riflesso del grande schermo, quello che il Settantasette è stato. Con i suoi svariati movimenti raccoglierlo nello specchio di pellicole-testimonianze, per riproporre al presente uno dei periodi più cruciali del secolo passato. È questo l’obiettivo di “Route 77”, rassegna cinematografica organizzata dal Comune e dalla Cineteca di Bologna, e che prevede la proiezione di oltre sessanta film nell’arco di tempo 06/30 marzo, tutti inevitabilmente centrati sulle tematiche di quegli anni tanto creativi quanto difficili e tormentati. I linguaggi espressivi dello schermo si rivolgeranno a svariati aspetti, così come allora si rivolsero ad investire ogni dove, omaggiando a qualsivoglia promozione d’indipendenza istituzionale (Io sono un autarchico), alla sessualità (Gola Profonda), al costume sociale (The Rocky Horror Picture Show), alla guerra (Apocalypse Now), alle sorti politiche della civiltà (Todo Modo), fino ai sogni americani lontani dagli echi del mondo con le notti in discoteca, eppure anch’essi molto più vicini di quanto si voglia alla metropoli con le sue logiche di violenza e razzismo (La febbre del sabato sera). E poi Ecce Bombo, Il Cacciatore, Taxi Driver, Barry Lyndon, Paz!, Porci con le ali e altri (www.cinetecadibologna.it), coronando un viaggio tra immagini, fotogrammi e testimonianze dal sapore sovversivo e libertino, un sapore lontano e motivato dalla responsabilità di un’ideologia, che magari viva ancora, oggi, non solo sui fogli cartacei di un manuale di storia.
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