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I Placebo, la band inglese capitanata da Brian Molko |
Placebo live a Bologna: sold out alla Land Rover Arena
Nostalgia, nostalgia canaglia: era il lontano 1998 quando i Placebo in Italia sfondarono con Without you I’m nothing. Così la maggior parte degli italiani grazie a Pure Morning si accorse anche di Nancy Boy. Brian Molko, Stefan Olsdal e Steven Hewitt dal loro debutto in poi hanno creato un genere e influenzato gran parte della musica dei nostri anni. Dopo dieci anni dall’esordio eccoli con Meds, un disco nel quale, come loro stessi dicono, sono tornati alle origini. Quando ieri li ho visti sul palco mi sono ricordata del perché otto lunghi anni fa, in molti comprarono quel cd e per mesi lo ascoltarono quasi tutti i giorni. E anche del perché nel palazzetto il pubblico fosse così eterogeneo. Perché chi ha iniziato a seguirli non ha smesso, e chi li ha conosciuti dopo, anche per questioni anagrafiche, non può fare a meno di sbavare sotto il palco per due artisti maledetti, esibizionisti, istrioni, musicisti e showmen di Molko e Olsdal. Sono le nove quando salendo i primi gradini della Land Rover Arena vedo un gruppo sul palco. Sapevo che la band di supporto fossero i Deasonika così penso ‘oh non me li ricordavo così bravi, ma allora Sanremo non è solo mondezza!’. Al terzo scalino penso di essere stata troppo ottimista e, pur continuando a stimare Pippo Baudo, mi rendo conto che quello rasato a cui qualcuna tira un orrido reggiseno imbottito con spalline trasparenti è Brian Molko. Molko guarda il reggiseno e pensando che lui preferisce indossare reggiseni in pizzo La Perla, lo lancia alla sua accordatrice. Sono le note di Meds: la prima traccia dell’lp omonimo in cui canta VV dei Kills. Seguiranno I Know e Song to say goodbye, l’esecuzione è quasi perfetta, le prime file pressano, la security lavora sodo. Alla fine della canzone il front man alla faccia di Sirchia si accende una sigaretta e afferra una bella birra media che lascia in un presunto posacenere vicino alla batteria. La descrizione è necessaria per poter immaginare l’appeal da rockstar di quell’uomo che torna a fare una tirata tra una strofa e l’altra di Follow the cops back home. Seguono Every me and every you, e giù a seguire fino al primo intervallo dopo Special K. Un po’ tutti a fianco intorno a me perdono la dignità e iniziano a saltare e a incitare la band. Bei momenti di adolescenza perduta. Il concerto prosegue. Musicalmente ineccepibile, se non per qualche pezzo in cui forse il cantante miagola usando troppo la sua voce, molto particolare e da usare con cautela come i medicinali (in caso di una eccessiva dose somministrata può provocare emicrania e cefalea). Il chitarrista ci regala delle performance, non solo musicali, dal bordo e da sotto il palco suonando a un centimetro da dove cade la bava delle sue fan più giovani: proprio quelle che gli avrebbero dato tutto, ma proprio tutto, anche ciò che per ovvio disinteresse lui non avrebbe voluto. Bella anche Twenty years, da apprezzare anche i “ciao” e i “grazie” in italiano corretto, anche se a dire il vero sono stati pochini per un sold out e una platea in visibilio. Tirando le fila: valeva la pena di vedere Molko e Co. dal vivo: da un live show ci si deve aspettare anche delle rock star che sappiano tenere il palco. E i Placebo l’hanno fatto splendidamente. Ecco la scaletta (più o meno) precisa del concerto: Infra-red Meds Drag Space monkey Blind Follow the cops back home Because I want you Song to say goodbye I know Bionic Without you I'm nothing Every you every me Taste in men Special K Special needs The bitter end Sleeping with ghost Twenty years Running up that hill
Cactus.mascalzone@gmail.com
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Francesca Maria Bruni
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Cultura e SpettacoliCactus |
Articolo letto 831 volte. |
il 27 Nov 2006 alle 21:37 |
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