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Donatella Porretta

GIUDICI/VATICANO

GIUDICI/VATICANO. GOVERNO: LA CHIESA CATTOLICA E' LIBERA DI VIOLARE IL
CODICE PENALE



Firenze, 12 aprile 2007. Oggi il Governo ha risposto all'interpellanza
urgente presentata dall'on. Donatella Poretti della Rosa nel Pugno sulla
dichiarazione della Pontificia accademia pro vita in cui si invitavano fra
gli altri i magistrati al "doveroso esercizio" di una coraggiosa "obiezione
di coscienza" contro le leggi che contravvengono l'insegnamento della Chiesa
Cattolica.

Per voce del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Paolo Nacarato,
il Governo ha detto che la Chiesa e' libera di esprimere le proprie
opinioni, indipendentemente dal loro contenuto. In altre parole, dice il
Governo, la Chiesa e' libera di violare il Codice penale laddove prevede
l'istigazione a delinquere -di questo si tratta quando si chiamano i giudici
a disapplicare la legge di cui dovrebbero essere garanti. Dalla risposta
del Governo emerge un messaggio ancor piu' grave: non esiste il reato di
omissione d'atti d'ufficio per quel giudice che non applica la legge per
seguire il proprio credo religioso. Il sottosegretario ha detto chiaramente
che i cittadini, al pari della Chiesa, sono liberi di seguire gli
insegnamenti cattolici.

Vedremo se questa cosa varra' anche per le altre religioni, come ad esempio
per quegli Imam che invitano i cittadini a violare le leggi dello Stato
italiano e che spesso sono nel mirino delle forze dell'ordine. Per ora
prendiamo atto che questo Governo ha posizioni pari ed equivalenti al suo
predecessore, che ipocritamente ha accusato a piu' riprese in campagna
elettorale di essere poco laico.

VATICANO/GIUDICI. QUESTION TIME CAMERA: IL GOVERNO NON RICONOSCE LA PALESE
VIOLAZONE DEL CONCORDATO



Intervento dell'on Donatella Poretti, deputata radicale della Rosa nel
Pugno, segretario della Commissione Affari Sociali



Il Sottosegretario per i rapporti con Parlamento e Riforme Istituzionali,
Paolo Naccarato, ha risposto oggi all'interpellanza urgente - a mia prima
firma e sottoscritta anche dagli altri colleghi radicali Marco Beltrandi,
Daniele Capezzone, Sergio D'Elia, Bruno Mellano, Maurizio Turco e dal
capogruppo della Rosa nel Pugno Roberto Villetti - presentata per avere
chiarimenti sull'evidente violazione del Concordato avutasi con la nota
diffusa lo scorso 16 marzo dalla Pontificia accademia per la vita (Pav) che
esortava i giudici cattolici al "doveroso esercizio" di una "coraggiosa
obiezione" nell'applicazione di quelle "norme giuridiche vigenti, sia quelle
codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali"
che contrastano con i dettami della fede cattolica. (1)

Nella lezioncina di risposta, il sottosegretario ha riassunto la storia dei
rapporti Stato italiano - Chiesa cattolica partendo dagli articoli 7e 8
della Costituzione per arrivare ai giorni d'oggi, escludendo la possibilita'
di violazione del Concordato. Secondo la Presidenza del Consiglio le
esortazioni della Pav che erano indirizzate a tutti gli Stati e non solo
allo Stato italiano, rientrano nelle liberta' di espressione della Chiesa.
Saranno poi i cittadini che decideranno se considerarle o meno!

Non dichiarandomi soddisfatta della risposta ho ricordato che l'appello
contenuto nel documento e' un "invito doveroso" e tecnicamente una
istigazione a violare le leggi esercitato nei confronti di una categoria ben
precisa: quella dei giudici. Quanto detto da Naccarato avrebbe senso se in
Italia non esistesse il reato di istigazione a delinquere, ma questo reato
d'opinione, purtroppo c'e'.

E' importante precisare che l'obiezione di coscienza puo' essere praticata
con la disobbedienza civile, come piu' volte e' stato fatto dai Radicali
nelle loro battaglie, e quindi con l'autodenuncia e la richiesta di condanna
per avere violato una legge ritenuta ingiusta, di cui si sollecita una
modifica. Puo' essere anche prevista dalla legge e praticata percio' nel
pieno rispetto della normativa vigente, come e' successo dall'approvazione
della legge nel 1975 che riconosceva il diritto all'obiezione di coscienza
al servizio militare, fino a quando la leva e' stata obbligatoria. E non
ultima e' l'obiezione di coscienza del medico che puo' esistere solo in
quanto ammessa dalla legge, come nel caso della legge 194/78 sull'aborto.
Costituisce reato laddove il medesimo sanitario eserciti la propria
disobbedienza fuori dai casi tassativamente previsti.

La disobbedienza a cui si riferisce l'esortazione della Pav, che non a caso
la definisce "coraggiosa", inequivocabilmente fuoriesce dai casi
tassativamente previsti, perche' si riferisce anche a categorie che non
hanno alcuna possibilita' legale di obiettare alla legge secondo propria
coscienza, ad esempio i magistrati. L'istigazione quindi esiste eccome e
appare tanto piu' grave quanto e' rivolta ad una categoria di pubblici
ufficiali e funzionari quali i magistrati, soggetti per il dettato dell'art.
101 della Costituzione esclusivamente alla legge. La Corte Costituzionale ha
chiarito in piu' occasioni che l'obiezione di coscienza dei giudici e' in
netto contrasto con la tutela dell'ordine giuridico. Pare evidente che una
disobbedienza civile degli organi dello Stato deputati proprio a far
rispettare quella legge a cui disobbediscono, si tradurrebbe nella morte
dello Stato di Diritto e della legalita'. Nonche' nell'imposizione della
propria scelta disobbediente a chi si era invece rivolto al magistrato
proprio perche' agisce in nome del popolo italiano.

Oltre a questa interpellanza ho inviato a 40 procure un esposto/denuncia in
cui chiedo di verificare la sussistenza dei reati di istigazione a
delinquere e violazione del Concordato. Invito tutti i cittadini a fare
altrettanto ricordando che dal sito dell'Aduc (associazione per i diritti
degli utenti e consumatori www.aduc.it) puo' essere scaricato il modulo per
effettuare l'esposto (2)

(1) VIOLAZIONE DEL CONCORDATO. INTERPELLANZA URGENTE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI E AL MINISTRO DEGLI ESTERI

Presentata dall'on Robero Villetti, capogruppo della Rosa nel Pugno, e sottoscritta dagli on Donatella Poretti, Marco Beltrandi, Daniele Capezzone Sergio D’Elia, Bruno Mellano, Maurizio Turco

Premesso che:

- In data 16/17 Marzo i media hanno diffuso l'appello delle gerarchie ecclesiastiche contenuto nella dichiarazione conclusiva dell'assemblea generale della Pontificia accademia per la vita (PAV), reso pubblico dal relativo presidente Elio Sgreccia. In tali dichiarazioni si invita al "doveroso esercizio" di una "coraggiosa obiezione di coscienza i medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azione che la mettono in pericolo."  Tale doverosa mobilitazione si renderebbe necessaria perche', ad avviso della Santa Sede, "la coordinata che mette alla prova la coscienza cristiana e' costituita, oltre quella culturale, dalle norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali, che in misura crescente e sotto una forte pressione di gruppi coalizzati e influenti, stanno aprendo la breccia rovinosa delle depenalizzazioni: si prevedono eccezioni al diritto individuale alla vita...";
- Tali pubbliche dichiarazioni potrebbero integrare il reato previsto e punito dal codice penale all'art. 414 in quanto istigazione alla commissione di uno o piu' reati e in particolare a quello previsto e punito dall'art. 328 del codice penale (rifiuto e omissione d'atti d'ufficio). L'istigazione pare tanto piu' grave quanto e' rivolta ad una categoria di pubblici ufficiali e funzionari quali i magistrati, soggetti per il dettato dell'art. 101 della Costituzione esclusivamente alla legge;
- la Corte Costituzionale ha chiarito in piu' occasioni che l'obiezione di coscienza dei giudici e' in netto contrasto con la tutela dell'ordine giuridico. Pare evidente che una disobbedienza civile degli organi dello Stato deputati proprio a far rispettare quella legge a cui disobbediscono, si tradurrebbe nella morte dello Stato di Diritto e della legalita';

e considerato che:

- Invitare i magistrati a disapplicare la legge italiana quando in contrasto con i principi della fede cattolica cosi' come affermata dallo Stato del Vaticano costituisce una violazione del Concordato lateranense fra la Repubblica italiana e la Chiesa cattolica (legge 20 marzo 1985, n. 121), ed in particolare del suo primo articolo: "La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese". Con tali esortazioni, lo Stato del Vaticano non ha semplicemente espresso una opinione su norme che non condivide (cosa assolutamente legittima), ma si e' adoperata affinche' la legge -e quindi l'"ordine"- della Repubblica italiana fosse trasgredita. Tutt'altro che un esempio di quel "pieno rispetto" per l'ordine, l'indipendenza e la sovranita' dell'Italia previsto dal Concordato;
- Tali dichiarazioni costituirebbero, anche in assenza di un patto concordatario, una grave offesa alla sovranita' dello Stato italiano. Se ad invitare i magistrati a non applicare la legge fosse stato un qualsivoglia altro Paese, si sarebbe immediatamente aperta una grave e duratura crisi diplomatica.

Per sapere:

se, a fronte di quella che si palesa come una chiara ed evidente violazione del Concordato, il Governo italiano non ritenga di poter ravvisare in essa gli estremi per un sostanziale superamento del Concordato stesso in riaffermazione di una piena indipendenza e sovranità della Repubblica italiana.


(2)   VATICANO ISTIGA A DELINQUERE E VIOLA IL CONCORDATO? ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

 
 

Lo scorso 16 marzo 2007, lo Stato del Vaticano ha invitato i sanitari, politici, farmacisti e soprattutto i giudici al "doveroso esercizio" dell'obiezione di coscienza laddove vi siano leggi dello Stato italiano che la dottrina della fede cattolica romana considera contro la vita ("attentati alla vita"). Come spiega il quotidiano l'Avvenire, organo della Conferenza episcopale italiana, vi sono tutte quelle leggi gia' in vigore e future sull'aborto, sulla ricerca con le cellule staminali, la procreazione assistita, contraccettivi (adesivi e chimici), la diagnosi prenatale, le unioni civili, l'eutanasia (quindi anche la sospensione dei trattamenti vitali, come quelli riconosciuti dall'articolo 32 della Costituzione italiana). In particolare, si invitano i giudici a disapplicare "le norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali".

Tutto questo in palese violazione del Concordato fra Stato italiano e Chiesa cattolica romana, e dell'articolo 7 della Costituzione che recita: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani". Invitando i giudici alla disobbedienza civile, si puo' non solo ravvisare un aggressione all'ordine della Repubblica italiana, ma una vera e propria istigazione a delinquere. Commette infatti reato (rifiuto d'atti d'ufficio, art. 329 codice penale) quel giudice che non applica la legge, oltre a violare l'articolo 101 della Costituzione: "I giudici sono soggetti soltanto alla legge".

Lo scorso 17 marzo 2007, l'Aduc e l'on. Donatella Poretti, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Firenze, chiedendo che questa indaghi al fine di valutare la sussistenza e la perseguibilita' dei reati che vorra' ravvisarvi.

ORA TOCCA A TE: INVIA IL TUO ESPOSTO!
Perche' tutte le Procure della Repubblica ne ricevano uno simile
Basta stampare e compilare il modello qui sotto, ed inviarlo per raccomandata a/r alla propria Procura della Repubblica. Pochi euro per la raccomandata ed un viaggio al proprio ufficio postale.
L'esposto non comporta altro impegno o rischio: si chiede al magistrato se nei fatti riportati non ravveda gli estremi di un reato, e il magistrato stesso decide se promuovere o meno l'azione penale.

 


*******

MODELLO DI ESPOSTO ALLA REPUBBLICA PER ISTIGAZIONE A DELINQUERE E VIOLAZIONE
DEL CONCORDATO FRA STATO ITALIANO E CHIESA CATTOLICA ROMANA

* Compilare ed inviare per raccomandata a/r alla propria Procura della Repubblica (cliccare qui per trovare l'indirizzo: http://www.giustizia.it/cgi-bin/ricerca-uffici?query_type=8&ufficio=210)

** Inviarci una copia per conoscenza: Aduc, via Cavour 68, 50129 Firenze. Non importa che inviate all'Aduc questa copia per raccomandata, e' sufficiente come posta ordinaria. Molto gradito, invece, sarebbe un contributo -in francobolli o in carta moneta- inserito in busta.

 


Esposto alla Procura della Repubblica di _________________


Il/La sottoscritto/a _________________, nato/a a ______________ il _______________, residente a ___________________, via _____________________, tel. _______________, email ________________


espone

1. In data 16 Marzo 2007 le agenzie di stampa e in data 17 marzo 2007 gran parte dei quotidiani, fra cui L'Avvenire che pubblica integralmente il documento, hanno diffuso l'appello delle gerarchie ecclesiastiche contenuto nella dichiarazione conclusiva dell'assemblea generale della Pontificia accademia per la vita (PAV), reso pubblico dal relativo presidente Elio Sgreccia.

2. In tali dichiarazioni, per adesso non smentite, si invita al "doveroso esercizio" di una "coraggiosa obiezione di coscienza i medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azione che la mettono in pericolo."

3. Tale doverosa mobilitazione si renderebbe necessaria perche', ad avviso degli scriventi, "la coordinata che mette alla prova la coscienza cristiana e' costituita, oltre quella culturale, dalle norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali, che in misura crescente e sotto una forte pressione di gruppi coalizzati e influenti,stanno aprendo la breccia rovinosa delle depenalizzazioni: si prevedono eccezioni al diritto individuale alla vita...".

4. Tali pubbliche dichiarazioni potrebbero anche integrare il reato previsto e punito dal codice penale all'art. 414 in quanto istigazione alla commissione di uno o piu' reati e in particolare a quello previsto e punito dall'art. 328 del codice penale.

Per quanto infatti la si chiami coraggiosa disobbedienza civile l'appello contenuto nel documento e' un "invito doveroso", tecnicamente una istigazione, a violare le leggi. Questo, infatti, e' e significa disobbedienza civile: violare le leggi ed assumersene pubblicamente la responsabilita' penale civile o amministrativa, a fini di lotta politica. Si ricorda per inciso la vicenda di disobbedienza civile del Giudice Dott. Luigi Tosti di Camerino, che, appellandosi alla laicita' dello Stato, si e' rifiutato di svolgere la sua funzione giudicante perche' nell'aula di giustizia deputata non veniva rimosso un crocifisso appeso al muro, ed e' per questo stato condannato dal Tribunale dell'Aquila a sette mesi di reclusione per omissione d'atti d'ufficio.

L'obiezione di coscienza del medico, solo in quanto ammessa dalla legge, come nel caso della legge 194/78 sull'aborto, non costituisce il reato di omissione d'atti del proprio ufficio previsto dall'art. 328 codice penale. Altrettanto era, in passato, quella del chiamato alla leva militare. Costituisce reato laddove il medesimo sanitario eserciti la propria disobbedienza fuori dai casi tassativamente previsti.

La disobbedienza a cui si riferisce il documento in questione, che non a caso la definisce "coraggiosa", inequivocabilmente fuoriesce dai casi tassativamente previsti, perche' si riferisce anche a categorie che non hanno alcuna possibilita' legale di obiettare -alla legge - secondo propria coscienza, ad esempio i magistrati.

5. Infatti l'istigazione in questione pare tanto piu' grave quanto e' rivolta ad una categoria di pubblici ufficiali e funzionari quali i magistrati, soggetti per il dettato dell'art. 101 della Costituzione esclusivamente alla legge.

La Corte Costituzionale ha chiarito in piu' occasioni che l'obiezione di coscienza dei giudici e' in netto contrasto con la tutela dell'ordine giuridico. Pare evidente che una disobbedienza civile degli organi dello Stato deputati proprio a far rispettare quella legge a cui disobbediscono, si tradurrebbe nella morte dello Stato di Diritto e della legalita'. E nell'imposizione della propria scelta disobbediente sulla pelle di chi ne chiede a lui in quanto Stato il rispetto.

6. La forza dell'appello, la sua diffusione mediatica, le potenzialita' di seguito dello stesso, che derivano dalle indubbie capacita' delle gerarchie vaticane di influenzare concretamente i cittadini, oltre che la massa generalizzata di persone potenzialmente ricettrice dell'istigazione suddetta, rendono probabile la sussistenza del reato di istigazione a compiere atti contrari ai doveri dei propri uffici cosi' come previsti e imposti dalle leggi vigenti.


Tanto si espone affinche' la Procura indaghi su quanto riferito al fine di valutare la sussistenza e la perseguibilita' dei reati che vorra' ravvisarvi.


_________________, li' ________________


Firma


  

Cronaca e Attualità

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