“Per un futuro equo” a cura di Wolfgang Sachs e Tilman Santarius
Oggi non è certo originale parlare di sostenibilità ambientale ed economica ma questo libro, edito da “Feltrinelli – Campi del sapere” e frutto di un report del Wuppertal Institute, rappresenta un po’ un unicum. Se è vero che molte campagne elettorali oramai si giocano sempre di più sulle politiche ambientali (vedi Francia o Germania; l’Italia fa eccezione nel male, in questo caso…) e addirittura i docufilm “impegnati” vincono premi Oscar (2 statuette per “Una scomoda verità” di Al Gore), le tematiche relative alle risorse energetiche o all’ecologia raramente vengono affrontate con approccio rigorosamente scientifico e propositivo. I due curatori, che sono anche membri di gruppi scientifici dell’istituto di Wuppertal in Germania, hanno una visione cosmopolita dell’ecologia, convinti che il vero cuore dell’ambientalismo stia nel dare un contributo per rendere possibile la convivenza sul pianeta, un’impresa sociale che ha come fine ultimo quello di migliorare la vita degli uomini. Il punto di partenza è l’ambivalenza di fondo del fenomeno “globalizzazione”, al tempo stesso grande opportunità e causa di incertezza e vulnerabilità, che ci fa riflettere sull’importanza della sicurezza naturale e sul significato della giustizia come concetto allargato, per non continuare a intendere la globalizzazione come sinonimo morbido di neocolonialismo. La consapevolezza che il nostro livello di vita (dei così detti Paesi sviluppati) non sia sostenibile rispetto a un principio di equità deve spingerci ad agire e a cooperare, per riequilibrare il rapporto attuale fra risorse e popolazioni (oggi il 75% delle prime è utilizzato dal 25% delle seconde). Il libro fa riferimento al concetto di giustizia transnazionale che passa necessariamente attraverso una nuova gestione della global governance (World Trade Organization, trattati e accordi internazionali..) in cui l’Europa dovrebbe proporsi quale potenza cooperativa, in grado di promuovere un nuovo modello di “benessere leggero”, passando attraverso una riduzione ragionata e consapevole dello “straconsumo” in cui siamo precipitati negli ultimi decenni. È necessaria quindi una nuova interpretazione di progresso, che si basi su una produzione efficiente, ottimizzando il meccanismo costo-prodotto, compatibile, ovvero non dannosa per la natura, e sufficiente, che impieghi cioè il necessario e non il superfluo. L’obiettivo è una giustizia globale che sia ecologica e preventiva, da definire e contestualizzare nelle varie parti del globo e che sia frutto di un ambientalismo maturo, in grado cioè di progettare concretamente un futuro equilibrato. Un libro che invita l’Europa a farsi ambasciatrice attraverso un impegno culturale forte, per uno sviluppo diverso da quello di Stati Uniti e Asia, e per giocare un ruolo operativo nuovo a livello globale.
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