1.500 AGRICOLTORI HANNO MANIFESTATO PER GRIDARE
CON COLDIRETTI MARCHE: “POLITICI, GIU’ LE MANI DALLE IMPRESE”
“LA MANCATA CONCERTAZIONE HA PRODOTTO SOLO ORRORI,
DALLLA DISTRUZIONE DEL PAESAGGIO ALLA DEMOLIZIONE DEL PSR
DAL BLOCCO DELLA LEGGE SULLA VENDITA DIRETTA ALL’ACQUA”
Millecinquecento imprenditori agricoli hanno manifestato questa mattina con Coldiretti Marche davanti alla sede della Regione, ad Ancona, per gridare alla politica “Giù le mani dalle imprese” e denunciare un decalogo di orrori che stanno causando danni alle aziende e alla società marchigiana. “Un elenco lungo che nasce dalla volontà del mondo politico di rifiutare il metodo della concertazione con la rappresentanza - ha spiegato Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche -. Penso alla proposta di legge sulla vendita diretta che è stata bloccata, mentre potrebbe portare vantaggi ai cittadini contro il caroprezzi; alla distruzione del paesaggio, sepolto sotto milioni di metri cubi di cemento; alla tentata demolizione del Piano di sviluppo rurale; all’incapacità di gestire efficacemente la risorsa acqua che le anomalie climatiche stanno mettendo a rischio, con il riordino della bonifica”. E’ per questo che gli agricoltori presenti hanno simbolicamente portato con sé le chiavi della propria azienda, pronti a consegnarle alla Regione se la politica non “si metterà in mente di cambiare rotta, evitando di continuare a far perdere opportunità alla società marchigiana”. Tra gli “orrori” del decalogo illustrato agli imprenditori presenti, Luzi ha ricordato anche “il decentramento che, frutto di un accordo politico e non di una precisa strategia, è destinato a non produrre né semplificazione né valore aggiunto; le inefficienze delle filiere agroalimentari i cui costi finiscono per gravare sulle spalle delle imprese agricole e dei cittadini; la promozione che sfrutta i prodotti tipici senza portare effettivi risultati economici; il problema dei danni alle imprese e dei rischi per i cittadini causati dai cinghiali; il Patto per lo sviluppo dove non ci sono risorse; il marchio Qualimarche che non assicura il legame col territorio e non ha neppure risorse”. Al termine una delegazione di Coldiretti Marche ha incontrato il Prefetto di Ancona, Giovanni D’Onofrio, il quale ha espresso “la massima solidarietà alle imprese agricole che hanno manifestato il proprio disagio”. “Abbiamo sottolineato che quella che le imprese hanno messo in atto questa mattina non è una protesta fine a se stessa, ma un conflitto ragionato, fondato su contenuti veri e operativi – spiega il direttore di Coldiretti Marche, Alberto Bertinelli -. Tutto questo con la consapevolezza che l’incapacità della politica di scegliere e confrontarsi su progetti concreti non sta danneggiando solo le imprese agricole, ma l’intera società marchigiana”.
Il decalogo degli orrori
1 – Distruzione del paesaggio: la politica deve fermare il “sacco” del territorio marchigiano e i nuovi “ecomostri” che seppelliranno le nostre colline sotto milioni di metri cubi di inutile cemento. Dal 2000 ad oggi sono stati rilasciati permessi per costruire per una media di otto milioni di metri cubi all’anno, di cui cinque milioni per fabbricati non residenziali. Il risultato è l’aver trasformato terreni rurali produttivi in capannoni inutilizzati.
2 – Vendita diretta: la proposta di legge regionale per favorire la diffusione della vendita diretta dei prodotti agricoli è stata bloccata. Il provvedimento, promosso da Coldiretti, puntava a tutelare i consumatori dal caroprezzi, accorciando la filiera e scongiurando il pericolo di speculazioni
3 – Piano di Sviluppo Rurale: la Regione non è riuscita a motivare le scelte fatte davanti all’Unione Europea e ha scelto di riscriverlo in maniera ‘carbonara’, eliminando quelle misure che avevano un preciso significato per il territorio. Il tutto senza darne notizia se non a cose fatte. Mentre altre regioni del Centro Italia hanno già iniziato a spendere i finanziamenti europei, da queste parti rischiamo di attendere ancora a lungo.
4 – Acqua: in un momento in cui i cambiamenti climatici rendono necessaria una programmazione efficace delle risorse idriche, sia per evitare danni alle colture che disagi ai cittadini, la proposta di legge sul riordino della bonifica giace dimenticata. Il bene acqua va tutelato con scelte strategiche.
5 – Decentramento: mancando una chiara cabina di regia regionale, tutto il processo rischia di fallire, al là delle capacità professionali e relazionali, con il pericolo di creare disparità di comportamento e di opportunità tra i territori. Ciò perché il decentramento che si sta applicando è il frutto di un compromesso politico e non di un piano di governo del territorio, ed è pertanto destinato a non produrre né semplificazione né valore aggiunto.
6 – Filiere agroalimentari: la latitanza della politica sul problema del riordino delle filiere agroalimentari consente il permanere delle inefficienze, delle contraddizioni e della mancanza di trasparenza i cui costi finiscono per gravare sulle spalle delle imprese agricole e dei cittadini.
7 – Cinghiali: nonostante i raccolti devastati e i problemi per la sicurezza sulle strade, la Regione è incapace di risolvere il problema dei cinghiali. Anche qui manca il coraggio delle scelte.
8 – Patto per lo sviluppo: si è pubblicizzato molto a livello mediatico, senza spiegare quale sviluppo sia possibile portare avanti visto che la dotazione finanziaria non esiste.
9 – Promozione: i prodotti tipici agroalimentari vengono utilizzati come vetrina del made in Marche, salvo poi essere dimenticati quando si tratta di concretizzare le azioni di promozione in grado di portare effettivi risultati economici sul territorio.
10 – Marchio Qualimarche: si sono impiegate risorse per un marchio che non garantisce il legame col territorio (potrebbero ottenerlo anche imprese di altre regioni o stati) e che non ha un minimo piano finanziario per la promozione. Non più una Qualità garantita delle Marche, ma una Qualità garantita dalle Marche. A che serve?
Il comunicato della Regione:
NON VIENE ACCOLTA LA PROPOSTA DELLA GIUNTA DI UN CONFRONTO IMMEDIATO
06/12/2007 - L’assessore al Bilancio Pietro Marcolini, a nome della giunta regionale, ha offerto ai dirigenti della Coldiretti la disponibilità ad un confronto anche immediato.
La protesta dell’organizzazione si sta svolgendo sul piazzale di Palazzo Leopardi. La proposta non è stata accolta.
L’assessore ha auspicato che l’incontro si possa tenere al più presto per valutare insieme un percorso possibile per superare le difficoltà.
L’intenzione dell’esecutivo, ha detto, è quella di mantenere un rapporto di proficua collaborazione con un settore strategico nella vita della comunità marchigiana, che coinvolge l’economia, l’ambiente, la qualità della vita.