“Costruttore laico dell’ideale casa comune, attento propositore della centralità della persona”
Riflessioni autorevoli e una platea di tutto rispetto hanno caratterizzato l’incontro alle Muse dedicato ai trent’anni dalla morte di Aldo Moro. “Un percorso iniziato con la presentazione del libro del figlio Giovanni – ha ricordato il presidente Gian Mario Spacca – che si concluderà con il conferimento della cittadinanza onoraria di Montemarciano alla moglie Eleonora. Una marchigiana, come marchigiano era uno degli agenti della scorta che fu ucciso con Moro”. Spacca ha tracciato un ritratto sintetico e preciso dello statista cogliendo, nella sua proposta politica, un messaggio ancora aperto, ripreso e approfondito dai due relatori Paolo Nepi e Francesco Malgeri. In particolare ha sottolineato, come elemento fondamentale dell’azione progressista morotea, il mettere al centro di ogni attenzione politica la persona, non l’individuo, attorno al quale costruire una nuova società che guarda al futuro.
Per dirla con Jacques Maritain, principale esponente, intellettuale e filosofo, del personalismo cristiano, Aldo Moro fu invece costruttore laico e anticipatore della società del domani, alla ricerca costante di quella superiore politica perfezionista che pone le sue basi nella società intermedia fra l’Uomo e lo Stato.
Dopo i saluti del sindaco di Ancona Sturani e del vicepresidente del Consiglio regionale Favia, che hanno ricordato le difficoltà che Moro incontrò nel proporre idee così avanzate nell’epoca “blindata” dei blocchi contrapposti, sia all’interno del Paese che a livello internazionale con il muro di Berlino ancora ben saldo, il prof. Galliano Crinella ha introdotto le due interessanti relazioni degli esperti. Qui, Moro il “costruttore di uno spirito di laicità nell’ideale casa comune” ha avuto storicamente e politicamente la sua esaltazione di merito nel pensiero, nell’azione, soprattutto nell’incessante e mai piegata volontà.
In realtà, al di là di ogni prima interpretazione partitica di una Democrazia che lo vide martire, Moro ne esce due volte vincitore. Massimo interprete sia di quell’insegnamento profondamente cristiano che fu tracciato nella Gaudium et Spes di Papa Montini, delineando la differenza fra società civile e società religiosa transeata nella necessaria costruzione della Persona.
Sia, e qui sta tutto il messaggio attualissimo verso i tanti giovani visti anche in platea, di quella certa politica di servizio, laica, dentro lo Stato, nel senso dello Stato.
Come insegna la nostra Costituzione di cui anche Moro fu pensatore e artefice.
Chi lo ha ucciso? - è stato detto durante l’incontro - Forse chi aveva paura di un simile, grande passo avanti da far fare alla politica.